15 settembre 2002. A Berlino si gioca la finale del campionato del mondo di pallavolo femminile. L’Italia si gioca il suo primo e unico titolo mondiale della storia contro gli Stati Uniti. Dopo la semifinale vinta 3-1 contro la Cina, le azzurre sono pronte a scendere in campo per fare la storia. Dopo oltre due ore di partita, davanti a 9000 spettatori, Italia e Usa si ritrovano al tie break. 14-11 per le italiane, pipe di Togut e la palla cade, l’Italia è campione del mondo.
14 dicembre 2022. A Bologna, in occasione del ventennale della vittoria del mondiale, la Federazione Italiana di Pallavolo con l’obiettivo di promuovere la storia premierà le protagoniste dell’impresa di Berlino che entreranno a far parte della Hall of Fame della Pallavolo Italiana.
Alla cerimonia sarà premiata anche la nostra Simona Rinieri, attuale responsabile dell’area tecnica di Olimpia Teodora, che quel 15 settembre era in campo per scrivere la storia di questo sport. Simona non sarà l’unica ravennate ad essere premiata, infatti, a guidare le azzurre nella vittoria del mondiale, c’era Marco Bonitta, ravennate doc e attuale allenatore della Porto Robur Costa Ravenna che milita nel Campionato Italiano di A2.
Ecco le parole di Simona:
“Se ripenso a quelle giornate e al mondiale sento subito un brivido che parte dalla punta della testa e arriva fino alle dita dei piedi, mi passa nella mente un flash di quelle che sono state le giornate e le situazioni chiave del nostro percorso. Ricordo la preoccupazione iniziale perché nell’estate pre mondiale non avevamo fatto tornei preparatori tipo il Grand Prix, ma eravamo riuscite ad incontrarci in amichevole solo con Cina e Usa, proprio quelle che il destino ci ha messo davanti nelle fasi finali del torneo. Gli altri ricordi del percorso sono le difficoltà delle prime settimane e sicuramente l’emozione degli ultimi cinque giorni. Ricordo che nella serata in cui abbiamo rischiato di andar fuori, dove tutte sapevamo di aver toccato il fondo, chiamai mia madre dicendole che stavo già facendo la valigia perché pensavo di tornare a casa, invece proprio quella sera ci trovammo tutte insieme in camera per vedere una partita che poi però non riuscimmo a guardare a causa di problemi tecnici. L’attesa ad aspettare che il nostro scoutman ci comunicasse il risultato, fece scattare in noi un qualcosa che ci spinse a voler essere protagoniste del nostro destino portandoci ad una forte presa di coscienza che alla fine ci ha guidato verso la vittoria della medaglia d’oro.
Vincere un mondiale è qualcosa di indescrivibile, all’inizio fai fatica a prendere coscienza dell’importanza del risultato, sicuramente sei contenta, ma l’importanza della vittoria la realizzi solo nel tempo. Nell’arco degli anni ti rendi effettivamente conto di aver fatto un qualcosa di magnifico e di fantastico, lì per lì c’è sicuramente la grande gioia che comunque senza la condivisione dei social era difficile da far uscire ed è rimasta solo tra di noi. Forse oggi con i social quel tipo di sensazioni hanno modo di uscire e sicuramente vengono manifestate con più facilità. Noi all’epoca, quando si chiuse il torneo, festeggiammo soltanto tra di noi e solo dopo, quando riuscimmo a telefonare alle famiglie, capimmo quanto in realtà tutta Italia stesse celebrando il nostro incredibile risultato”.