- Raccontaci un po’ la tua storia con la pallavolo?
Ho iniziato a giocare all’età di 10 anni per puro caso, avevo fatto tre anni di nuoto ma mi ero stufata e quindi con una delle mie migliori amiche avevamo deciso di iniziare a giocare a pallavolo. Da lì è nata la passione, non ho più smesso ed è poi diventato il mio lavoro.
- Se non facessi la schiacciatrice quale altro ruolo ti piacerebbe ricoprire?
Secondo me la schiacciatrice è il ruolo più bello, perché è quello un po’ più completo, puoi fare tutti i fondamentali ed è un po’ il punto di riferimento nella squadra, perciò mi piace molto. Se non avessi questo ruolo forse mi piacerebbe fare il libero perché è più particolare; il palleggiatore deve farsi km per il campo oppure il centrale secondo me è un ruolo un po’ sfigato e non mi ci vedo. In realtà, però, ho iniziato proprio come centrale perché ero la più alta del gruppo e quindi mi avevano messo al centro della rete, poi fortunatamente ho sviluppato altre doti tecniche e quindi mi hanno cambiato di ruolo.
- In futuro ti piacerebbe fare il capitano della squadra?
Sì, mi piacerebbe per mettermi in discussione in una cosa che non ho mai fatto, l’ho fatto nelle giovanili i primi anni. Credo che sia un ruolo importante e difficile da portare avanti, ci vuole molta responsabilità. Penso che dal punto di vista della crescita personale sia un bel traguardo da raggiungere.
- Hai cambiato molte città per la pallavolo, come vivi il cambiare spesso città?
Sono uscita di casa relativamente tardi, ho preferito finire la scuola nel mio paese d’origine e dopo la maturità mi sono allontanata. La prima esperienza ero comunque vicina, a 40 minuti da casa, dopo di ché ho sempre girato. Questo è il mio sesto anno fuori casa, sono stata un anno vicino Milano, un anno ad Orvieto, due anni a Pinerolo e ora qui a Ravenna. Non soffro così tanto la lontananza da casa perché la mia famiglia la sento comunque sempre vicina, mi seguono sempre e so che non mi perdono mai di vista. È vero anche che non credo che mi spingerei mai troppo oltre, cerco comunque di stare sempre entro un certo raggio di distanza.
- In quali città sei stata e quale ti è rimasta di più nel cuore?
Mi sono trovata veramente bene ad Orvieto perché avevamo legato molto come gruppo e anche al di fuori della palestra avevamo fatto amicizia con dei ragazzi e ragazze del posto e quindi sono riuscita a vivere abbastanza bene la cittadina; anche a Pinerolo mi sono trovata molto bene, avendo trascorso due anni lì (è stata la prima società in cui sono stata per due anni) ho instaurato dei bei rapporti che coltivo tutt’ora. In generale comunque ho bei ricordi di tutti i posti in cui sono stata perché erano piccole realtà ma tranquille, dove si viveva bene.
- Cosa ti piace di più di Ravenna?
Purtroppo con la situazione Covid non l’ho potuta vivere al 100%, però mi piace la vicinanza al mare, io e le mie compagne l’abbiamo sfruttata molto durante la preparazione, soprattutto nei weekend liberi. Anche il centro è molto carino, mi ricorda un po’ uno stile medievale; si vive bene anche qui perché è una città tranquilla, si respira tanta pallavolo, poi noi siamo in centro, quindi è tutto vicino ed è una grande comodità.
- Come ti sei trovata con le tue compagne, in un gruppo così giovane?
Molto bene fin da subito, mi hanno fatto tutte un’impressione positiva fin da subito. Il gruppo è giovane ma sono tutte ragazze tranquille, solari, socievoli, quindi in palestra fin dall’inizio c’è stato un clima molto sereno e vivace, c’era molto entusiasmo tipico di un gruppo molto giovane.
- È stata dura recuperare dall’infortunio? Le tue compagne ti sono state vicine, ti hanno “aiutato nel recuperare”?
Sì, è stata una bella batosta soprattutto perché è successo proprio a un mese dall’inizio della preparazione e alla prima amichevole che facevamo. È stato inaspettato come ogni infortunio, ma nel mio caso ancora di più del solito perché penso non sia mai successo che a un mese dall’inizio della stagione una giocatrice si infortuni in quel modo. Io non sono stata molto fortunata negli ultimi anni dal punto di vista fisico quindi è stata dura, soprattutto dal punto di vista mentale. Al contempo mi ritengo “fortunata” che mi sia capitato quest’anno con questo gruppo perché la squadra mi è stata molto vicina, soprattutto i primi due mesi dove ho avuto anche un altro problema e sono dovuta stare lontana da loro, le ho sentite sempre, mi tenevano aggiornata e mi hanno tenuto su dal punto di vista dello spirito e del morale che è molto importante in queste situazioni.
- Com’è stato tornare in campo dopo tanti mesi ferma?
C’era tanta emozione e adrenalina, uno dei primi allenamenti mi sono messa a piangere ad un certo punto talmente ero emozionata e contenta. I primi due mesi che sono stata male quasi avevo perso le speranze, non pensavo nemmeno più di tornare a giocare a pallavolo, quindi pensare a quello e poi passare a rivedermi in campo è stato bello, ero contentissima, soprattutto quando ho fatto l’esordio perché un conto era riprendere il ritmo in allenamento un altro essere in campo la domenica in partita. Con la prima partita mi sono un po’ liberata ed è andata bene.
- Cosa studi all’università?
Studio più o meno, anche i miei genitori potranno confermare (risata). Frequento a Venezia il corso di laurea “Servizio sociale”, quindi niente a che vedere con lo sport, mi porterà a diventare assistente sociale; mi piace molto il settore del sociale. Durante il campionato faccio fatica a portare avanti lo studio in maniera regolare e costante, quindi concentro le mie energie per l’università soprattutto durante la sessione estiva quando finisce il campionato e torno a casa, perché sono un po’ più tranquilla e posso dedicarmi solo a quello.
- Qualcuno ti sta salutando da San Giovanni in Marignano e scrive “Che partita quel primo maggio 2018”…
Sì, quella è stata una partita bellissima, davvero emozionante, è uno tra i ricordi più impressi nella mia mente perché eravamo ai playoff contro Rimini ed è stata una bella battaglia, una di quelle partite che non dimentichi.
- Segui la pallavolo anche da spettatrice?
Sì, sia maschile che femminile, guardo sempre le partite il sabato e la domenica; cerco anche di imparare perché fin da piccola, quando ho iniziato a giocare a pallavolo, i miei allenatori ricordo che mi dicevano che era molto importante guardare le partite, che si imparava tanto anche così, quindi lo faccio e mi piace.
- Segui altri sport?
In realtà non tanto, se mi capita guardo qualcosa di basket o tennis, però mi sono resa conto che ho un amore folle solo per la pallavolo.
- Sei un’appassionata di serie tv, quali consigli ai nostri tifosi?
Appassionata no dai perché altrimenti sembro ossessionata, diciamo che il tempo che dedico alle serie tv sicuramente potrei impegnarlo nello studio, questo sì; comunque io consiglio “Le regole del delitto perfetto”, “La casa di carta”, “Prison back”, queste sono quelle un po’ più gettonate e famose.
- Ti piace fare shopping?
Sì, online. Da qualche anno lo faccio molto di più online e mi trovo bene. Sono un po’ pigra e quindi diciamo che è più facile stando sul divano con il telefono in mano comprare, poi tante volte sbaglio le taglie e ridò indietro i capi, i corrieri mi conoscono ormai (risata).
- Una tua compagna di squadra dice di farci sentire uno dei tuoi soliti dialoghi con i vari muscoli e infortuni…
Non li farò sentire (risata), posso solamente dire che siccome gli ultimi due anni non sono stata molto fortunata a livello di infortuni, ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a parlargli; quest’anno mi sono affezionata molto al ginocchio e quindi durante l’allenamento gli dico di fare il bravo e di non lamentarsi troppo oppure anno scorso parlavo al quadricipite. Cerco un po’ di sdrammatizzare e di aiutarmi da quel punto di vista perché quando non si sta tanto bene non è facile e quindi cerco di prenderla così.
- Rebecca ti chiede come impieghi il tuo tempo libero oltre che dormendo?
Sì, per chi mi conosce bene sa che sono un po’ dormigliona perché quando ho del tempo per riposarmi lo sfrutto per dormire, soprattutto è sacro il riposino post pranzo, per me è qualcosa di intoccabile anche perché dopo pranzo non riuscirei a impiegare il tempo che ho a disposizione prima di allenamento per fare altro e poi mi si spegne proprio il cervello, quindi cosa resta da fare se non riposare (risata)…
- Julia ti chiama “Biondo timido”, come mai?
Ha creato questo soprannome perché ho avuto un brutto episodio con un parrucchiere: ero andata a fare una tinta perché volevo schiarire i capelli però con il parrucchiere non ci siamo capiti bene sull’effetto che volevo ottenere e quindi mi ha fatto delle schiariture ma solo sotto e di conseguenza si vedevano solo se spostavo i capelli. Da questo episodio Julia mi chiama biondo timido perché non si vedeva quasi nulla della schiaritura che volevo, era un po’ imbarazzante, poi per fortuna ho rimediato.
- Chi sono invece i Gregorini?
Sono i mei piedi. Questo soprannome è stato dato ad Orvieto dal mio capitano Alice Santini perché i miei piedi sono piccoli rispetto alla mia altezza, porto un 40 di scarpe normali mentre in genere le mie compagne hanno almeno un 42. Questo particolare si nota subito e siccome con il mio cognome a volte mi chiamavano Gregory è nato Gregorini; poi ogni anno quando vado in squadre diverse e notano questo dettaglio dei piedi, racconto la storia e tutti si affezionano al nome. In generale comunque sono un po’ sproporzionata, mani e piedi sono piccoli.
- Qual è il ricordo più bello con la pallavolo fino ad ora?
Mi porto dietro tanti bei ricordi delle giovanili a San Donà, soprattutto le finali nazionali dove abbiamo vinto una medaglia d’argento e una di bronzo; è un percorso che mi ha fatto crescere tanto. Penso che gli anni delle giovanili siano quelli migliori, che ti formano poi per proseguire la carriera.
- Come ti vedi tra dieci anni?
Quando avrò 35 anni spero di poter giocare ancora a pallavolo fisico permettendo, continuerò a parlare con il mio fisico e poi mi piacerebbe avere una famiglia mia, dei figli e se non dovessi continuare con la pallavolo mi piacerebbe trovare un lavoro nell’ambito per cui sto studiando.