L’intervista social a Giulia Rocchi

  • Come hai iniziato con la pallavolo?

Ho iniziato a 10/11 anni perché tutte le mie amiche si iscrivevano a dei corsi di pallavolo. All’inizio non ero convintissima perché ero un maschiaccio e quindi mi piaceva il calcio, il baseball. Ho iniziato a Macerata nella Bulli&Pupe e nonostante fosse una piccola società siamo riusciti a toglierci delle belle soddisfazioni a livello regionale e anche internazionale, da lì poi ho cominciato un po’ a viaggiare per l’Italia e ho capito che mi piaceva veramente giocare a pallavolo.

  • Quando hai capito che avresti potuto fare della tua passione il tuo lavoro?

Quando ho iniziato a spostarmi per via della pallavolo, ho capito che mi piaceva fare questo tipo di vita e l’ho voluta portare avanti.

  • Hai cambiato diverse città per la pallavolo, raccontaci qualcosa di quelle che ti sono rimaste di più nel cuore.

Ne ho cambiate parecchie e hanno riservato tutte un posticino nel mio cuore. Quelle a cui sono un po’ più affezionata sono Orvieto e Ravenna, nella quale ormai sono un po’ di casa e poi qui ho anche trovato l’amore.

  • Quali sono le città in cui hai giocato?

Recanati, Casette d’Ete, Bari, Caserta, Trevi, Orvieto e Ravenna.

  • Cosa ti manca di più del tuo paese d’origine?

Al momento le mancanze sono tante perché è tanto che non torno, sicuramente la famiglia e le amicizie che magari in un momento di sconforto hai bisogno solamente di un loro abbraccio. Le persone che mi mancano più di tutte sono mia madre e mia nonna perchè ho un rapporto strettissimo con loro ed è sempre un po’ complicato distaccarmi.

  • In un gruppo di giovanissime com’è essere tra le più grandi? Senti una certa responsabilità?

Inizialmente me l’aspettavo un po’ più complicata, nel senso che sono passata dall’essere tra le più giovani a dover ricoprire un ruolo tra le più grandi; devi sicuramente usare più testa rispetto agli anni precedenti e più responsabilità, però fanno crescere anche quelle, quindi ne sono contenta.

  • All’Olimpia Teodora hai ritrovato Guasti e Grigolo con le quali avevi già giocato in precedenza, raccontaci qualche bel ricordo con loro.

Alessandra era la mia coinquilina ad Orvieto, quindi abbiamo passato insieme il momento più bello della mia carriera pallavolistica; quell’anno lì c’è stata la promozione dalla B1 all’A2 con tre giornate d’anticipo, nonostante fosse stato un anno complicato. Quello è stato uno dei momenti più belli che abbiamo trascorso insieme e poi quell’anno lì non abbiamo mai smesso di festeggiare finché non abbiamo riiniziato la preparazione l’anno dopo. Con Laura, invece, ho giocato l’anno dopo, sono rimasta lì ad Orvieto e lei era una delle nuove e nonostante fossimo un gruppo giovane, abbastanza inesperto siamo riuscite a toglierci delle belle soddisfazioni anche con lei perché ci siamo qualificate per i playoff e siamo riuscite ad arrivare anche in semifinale che per le difficoltà e le tante sofferenze che avevamo avuto nel corso dell’anno era stata veramente una delle emozioni più belle, perché nessuno ci credeva ed era stato inaspettato.

  • Molti ti fanno i complimenti per le tue prestazioni in campo, quali sono le caratteristiche più importanti che deve avere un libero

Il ruolo del libero è particolare perché hai soltanto due fondamentali rispetto alle altre per poter dare il tuo contributo, quindi psicologicamente è abbastanza stressante, devi essere sempre sul pezzo perché non puoi avere troppi margini di errore e sul tecnico devi avere riflessi veloci e anche un po’ di istinto. In generale penso che la cosa che deve caratterizzare uno sportivo è il carattere e un po’ di sana ignoranza agonistica.

  • Ti piacerebbe in futuro ricoprire il ruolo di capitano della squadra?

Finalmente anche noi comuni mortali potremo (risata). Il ruolo del capitano è molto impegnativo, è abbastanza delicato e importante perché fa un po’ da collante tra squadra e società, quindi bisogna essere portati; per un giocatore credo che sia una soddisfazione immensa, quindi assolutamente sì.

  • Perché hai scelto come numero di maglia proprio il 13?

Quand’ero più piccola ero molto anticonformista (poi con il tempo sono migliorata) e quindi quello che gli altri mi dicevano di non fare io lo facevo; tutti dicevano che portava sfortuna il 13 e quindi io lo sceglievo, sono stata fortuna perché lo trovavo sempre disponibile e in più era il numero preferito di mio nonno e quindi è come se avessi una parte di lui ogni volta che lo indosso.

  • Hai diversi soprannomi, racconta un po’ quali sono.

Dico i più recenti: quest’anno è nato “Giuliana” grazie a Flavia Assirelli e non te lo so spiegare il motivo (risata), l’altro nome è coniato da Alessandra Guasti ed è “Carletta Fracci” perché dice che quando io ricevo o difendo faccio una sorta di piroetta di cui io non mi rendo conto, il terzo me lo ha dato il mio moroso ed è “Giulio” perché effettivamente sono un po’ un maschiaccio, mi piace il calcio, gioco alla playstation, quindi per lui è un po’ come stare con il suo migliore amico.

  • Qual è il tuo calciatore preferito?

Da buona juventina Alessandro Del Piero, bandiera Italia della Juve.

  • Flavia dice che il 13 è il numero del centrale…

È una fissa che ha lei, dice così ma in realtà sta rosicando perché lo voleva lei e quest’anno non è riuscita ad averlo (risata).

  • Segui la pallavolo anche da spettatrice oppure altri sport?

Se capita sì, mi piace guardare lo sport in generale; sono una grande appassionata di calcio e quindi lo prediligo rispetto agli altri, però seguo anche la pallavolo, il tennis, un po’ di tutto.

  • Appena possibile quale città ti piacerebbe visitare?

Prima del Covid avevo organizzato un viaggio a Miami con il mio moroso perché per me è sempre stato un sogno, poi non è stato possibile farlo, quindi spero di poterla vederla presto. Le città italiane, invece, più o meno le ho viste quasi tutte.

  • Piadina o crescia?

Bisogna specificare che da me la crescia è la pizza bianca con sopra l’affettato e magari in altre zone non è così. A me piacciono tutte e due, le mangerei ininterrottamente entrambe.

  • Tuo fratello ti chiede quando torni a casa?

Dovrei tornare presto, perché come dicevo prima è da novembre che non torno tra Covid e campionato, anche per una questione di sicurezza per tutti, però la sua pacchia sta finendo perché se riesco questa settimana torno visto che abbiamo il turno di riposo e non giochiamo.

  • Quali sono le soddisfazioni più belle che hai avuto con la pallavolo?

Quella più grande è stata la vittoria del campionato ad Orvieto di cui parlavo prima, poi qualsiasi obiettivo che si riesce a raggiungere durante una stagione è sempre un’emozione nuova perché vieni ripagata dei sacrifici che fai durante l’anno

  • Come vedi il tuo futuro nel volley?

Questa è una bella domanda perché non sono mai stata una che guardava troppo al futuro, io vivo molto alla giornata quindi non ti so rispondere con esattezza. In generale, oltre a togliermi qualche bella soddisfazione ancora con la pallavolo, per quanto riguarda la vita quotidiana vorrei iniziare a crearmi una vita al di fuori del volley.

  • Ti vedresti come allenatrice?

Non sono nota per le mie doti di pazienza, però amo molto i bambini, quindi forse con i più piccoli mi piacerebbe intraprendere questa carriera

  • Sei pronta per i playoff?

Assolutamente sì, erano tanto attesi. Tra le belle emozioni che la pallavolo mi ha dato questa è una di quelle, perché in un anno così difficile sotto tutti i punti di vista, Covid, infortuni della squadra, stop dovuti a delle ragazze positive non è stato facile, c’è stato un periodo in cui li vedevamo lontanissimi, delle volte è stato anche difficile pensare di poterci arrivare, crederci, però ora siamo più che pronte e ce la giochiamo per vincere.

  • Settimana prossima intervisteremo Greta, come la presentiamo?

L’adoro, penso che sia una persona fantastica, quando entro in spogliatoio e la vedo mi stampo un sorriso a 360 denti, se non esistesse bisognerebbe inventarla, perciò non mancate a questo appuntamento perché ci sarà da divertirsi.