L’intervista social a Chiara Poggi

  • Quando e come hai iniziato a fare pallavolo?

Ho iniziato a giocare a pallavolo più o meno a 7 anni, un po’ per caso perché avevo provato diversi sport con una mia amica per decidere quello che ci sarebbe piaciuto di più e avevamo optato per il nuoto, invece quando stavamo per iscriverci la mia amica ha voluto provare anche la pallavolo e da lì io non ho più smesso.

  • Quando hai iniziato a capire che la tua passione sarebbe potuta diventare un vero e proprio lavoro?

Fare della propria passione un lavoro è un sogno e ho capito che la pallavolo era più di un semplice hobby quando ho iniziato a fare i primi sacrifici, ad esempio saltare le gite scolastiche o le serate con gli amici perché il giorno dopo c’era la partita e però non ne sentivo il peso quando invece le altre persone non capivano perché lo facessi. Quindi da lì ho capito che sarebbe potuto diventare qualcosa di più e infatti sono contenta di essere arrivata a questo punto e sono pronta a puntare ad obiettivi ancora più grandi.

  • Com’è giocare in serie A per la squadra della propria città?

Sicuramente un onore e una responsabilità perché sei davanti al pubblico della tua città e a tutte le persone che bene o male ti conoscono perché Ravenna comunque è una città piccola. È bellissimo perché il pubblico ti dà ancora più calore e poi in una città con una storia pallavolistica come Ravenna è inevitabile, quindi è sicuramente molto bello e stimolante e ne sono contenta.

  • Ti piacerebbe fare esperienze anche lontano da casa?

Sicuramente è un’esperienza che voglio fare per arricchire il mio bagaglio di esperienza e soprattutto per un percorso di crescita e di indipendenza che si può fare solo allontanandosi da casa.

  • Spesso ti capita di entrare in campo a partita in corso e alcuni tifosi ci hanno scritto che ti ammirano perché ti fai trovare sempre pronta, è difficile questo ruolo?

Intanto grazie del complimento, sicuramente la squadra è composta da 13 giocatrici e quello che si vede in partita è soltanto un piccolo risultato di un lavoro immenso che c’è durante la settimana e ognuna di noi si preparare per dare il proprio contributo alla squadra. Gli spettatori vedono le ragazze che giocano di più e quelle che giocano meno, ma ognuna di noi prima di approdare qui ha comunque avuto un trascorso da titolare seppur a livello inferiore o anche allo stesso livello, ognuna di noi è sicuramente pronta a dare il proprio contributo in campo. Sicuramente è difficile in certi casi perché di solito quando si ricorre ai cambi è un momento un po’ complicato della partita, però in generale è quello per cui lavoriamo ogni giorno.

  • Stai riprendo ora gli allenamenti dopo quasi tre settimane a causa di un infortunio alla caviglia. Come hai vissuto doverti fermare proprio in questo periodo di partite particolarmente importanti?

Ovviamente non l’ho presa bene, ho subito un infortunio fortunatamente non troppo grave, sono fuori da due settimane e mezzo e sto rientrando ora, oggi ho fatto un quasi allenamento. Sicuramente è stato difficile fermarsi nel momento più bello in cui ogni partita è importantissima e in cui stavano iniziando ad arrivare i risultati migliori (avevamo vinto due bellissime partite). Sono contenta, però, che la squadra abbia continuato sul trend positivo che avevamo intrapreso e spero già da domenica di poter dare di nuovo il mio contributo per la squadra.

  • Un altro fan ti chiede com’è stato giocare con una campionessa come Lucia Bacchi e com’è invece dividere il campo con giovani promesse come Rebecca Piva?

Giocare con Lucia Bacchi è stato un onore e un grande piacere perché è una persona fantastica e poi è stato proprio bello anche solo guardarla in campo perché anche nei momenti in cui non faceva concretamente qualcosa con un’azione o addirittura era in panchina il suo spirito da leader ha sempre dato una spinta alla squadra. È stato anche un elemento di grande crescita per noi giovani perché era sempre pronta a darci un consiglio e a spronarci a fare qualcosa in più. Anno scorso eravamo in tre al primo anno in serie A e in più eravamo in generale una squadra molto giovane e lei ci ha sempre aiutato tanto. Per quanto riguarda Rebecca è sicuramente una campionessa del futuro, io sarò sempre una sua fan. Ci conosciamo da tantissimo perché essendo entrambe dell’Emilia Romagna ci conosciamo dai tempi delle giovanili in cui abbiamo giocato come avversarie e abbiamo fatto le selezioni regionali insieme. Abbiamo una bella sintonia in campo proprio a livello di tempo e di gioco, quindi mi gasa tantissimo giocare con lei e mi dà molta soddisfazione e anche come amica fuori dal campo mi ci trovo molto bene.

  • Come hai scelto il tuo numero di maglia?

In realtà è una storia un po’ banale perché essendo nata il giorno 27 sin da piccola ho scelto il 2 o il 7 e nelle squadre degli ultimi anni il 2 è un numero che ho trovato sempre libero.

  • Qual è il ruolo che consideri più bello da ricoprire?

Sicuramente il palleggiatore è un ruolo che mi piace tantissimo e che mi stimola ad andare ogni giorno in palestra per fare sempre di più perché è uno dei ruoli principali, tocca tutti i palloni e decide un po’ le sorti della partita. Se non facessi il palleggiatore mi piacerebbe fare la banda perché è il ruolo più completo, attacca tanti palloni, riceve, difende, fa un po’ tutto, quindi anche questo è un ruolo molto bello, però non farei cambio.

  • Anno scorso hai concluso le scuole superiori con la DAD, adesso invece hai iniziato l’università in DAD. È stata più dura anno scorso on la maturità o quest’anno con l’inizio di un percorso a te nuovo?

Anno scorso è stata un po’ una difficoltà generale perché oltre l’interruzione della scuola da un giorno all’altro, sono stati interrotti anche la stagione sportiva che stava andando molto bene e tutti i contatti con le persone per un qualcosa che non si conosceva bene. Per questi motivi ho trovato molto più difficile l’anno scorso, soprattutto perché ho trovato difficoltà nell’organizzarmi nello studio, Poi piano piano verso maggio ho avuto la possibilità di studiare insieme ad una mia amica e quindi ci siamo un po’ riprese e fortunatamente l’orale della maturità l’abbiamo dato in presenza, cosa inaspettata e positiva. Per quanto riguarda l’università al momento l’ho vissuta solo in DAD quindi non posso dire più di tanto, però sono contenta e spero che questa situazione si risolva al più presto, non tanto per l’università ma per tutto quello che comporta.

  • Cosa stai studiando?

Sto studiando per diventare tecnico di radiologia; è una cosa che volevo fare da tempo e sono contenta di essere riuscita ad entrare e di poter studiare quello che mi piace. Riesco anche a conciliarlo abbastanza bene con la pallavolo.

  • Come è nato l’interesse per questa materia

Questo interesse è nato perché quando ero piccola sono stata spesso nel reparto di radiologia per qualche problema che ho avuto e che poi fortunatamente ha avuto un epilogo positivo. In generale mi interessa il campo medico e quindi era un buon compresso fra le mie esperienze e i miei interessi.

  • Nel tempo libero cosa ti piace fare?

Prima della situazione del Covid, nel poco tempo che mi restava dopo gli allenamenti e lo studio, vedevo molto volentieri i miei amici, adesso invece mi riposo per recuperare le energie, ogni tanto leggo e passo del tempo con mia sorella. Comunque ora con gli allenamenti le giornate passano molto più velocemente rispetto al primo lockdown in cui non sapevo cosa fare.

  • Ti piace viaggiare?

Sì mi piace. Ho visitato diverse città europee. Mi piace molto visitare nuovi posti con la mia famiglia e con i miei amici perché viaggiare arricchisce molto; però non sono una di quelle persone che starebbero sempre in viaggio, di quelle che vivono alla giornata prenotando un volo all’ultimo.

  • Qual è la prossima meta che ti piacerebbe visitare?

Mi piacerebbe andare a Madrid perché è l’unica città di quelle principali della Spagna che non ho mai visitato e poi vorrei poter visitare bene Roma.

  • Raccontaci qualche aneddoto delle trasferte con la squadra…

Le trasferte sono tutte un aneddoto, accompagnate sempre dal disagio e dovrebbero essere raccontate tutte. Forse la cosa che fa più ridere noi, soprattutto me e Beatrice, la mia compagna di stanza, è che quando ci danno le chiavi dell’albergo è sicuro che noi siamo o nella depandance o in un corridoio lontanissimo dalle stanze delle altre, questo è un classico. In generale, comunque, le trasferte sono delle esperienze che fanno parte del gioco e anche se sul momento sono un po’ pesanti (ad esempio per andare a Soverato siamo state in pullman 15 ore e quando siamo arrivate diluviava) alla fine uniscono molto il gruppo e quindi sono esperienze belle.

  • La tua compagna di stanza Beatrice ti chiede di raccontare tre scene simpatiche: cimici, tv e sei contro sei…

Sei contro sei è un disagio quotidiano perché tutte le volte che lo facciamo ci guardiamo negli occhi dicendo “oggi è il nostro giorno” (risata). Per quanto riguarda la tv eravamo a Soverato e la tv non funzionava, non capendo il motivo abbiamo chiamato la ragazza della reception; lei ci ha dato una tv che era più piccola di un tablet e l’ha messa lontanissimo dal letto, quindi non vedevamo niente, però non ci sembrava carino dirle di riportarla via e così alla fine abbiamo risolto semplicemente cambiando la spina a cui era collegata la prima tv. L’episodio delle cimici, invece, è successo quando siamo andate in trasferta in due città vicino a Udine e siamo state tutte e due le volte nello stesso albergo. La prima volta è stata in autunno e c’erano un sacco di cimici in tutta la stanza e io ho una fobia per gli insetti, quindi abbiamo dovuto chiamare i rinforzi delle nostre compagne per togliere le cimici, ma quando abbiamo aperto la finestra per buttarle la cornice era completamente ricoperta di altre cimici. La seconda volta che siamo tornate era primavere e quindi abbiamo pensato che dopo l’inverno non ci sarebbero più state, invece era ancora peggio, un incubo (risata).

  • Spiegaci da dove nascono i tuoi soprannomi sexy e spina…

Spina è quello che avevo nelle giovanili ed ora è andato un po’ scemando. È nato quando avevo 11 anni perché al primo allenamento della squadra, quando avevano selezionato quelle un po’ più brave, prima di andarci ero molto agitata e siccome i miei nonni non sapevano come tenermi buona siamo andati a fare un giro in bici e durante il tragitto qualcosa attaccato al manubrio si è impigliato nella spina di un rovo e ci sono caduta completamente dentro. Perciò sono andata all’allenamento con le gambe e le braccia graffiate dalle spine e da lì il mio allenatore dell’epoca mi ha chiamato spina e per tutte le giovanili è rimasto. Per il soprannome sexy invece devo ringraziare il nostro opposto dell’anno scorso Manfredini che vedendomi con gli occhiali perché non avevo le lenti pronte e completamente afona per l’influenza, lei mi ha detto “sei molto sexy oggi” e da lì è nato il soprannome.

  • Quali sono i ricordi più belli con la pallavolo?

Tutte le giovanili, ogni tanto mi capita di rivedere delle foto delle finali e ognuna è un bellissimo ricordo. Tutte le finali, che siano di un torneo o delle regionali, le ho nel cuore e anche i percorsi con le selezioni provinciali e regionali perché sono esperienze che danno molta soddisfazione. Un’altra esperienza che porterò sempre nel cuore è il primo anno di serie A (anno scorso), in particolare quando ho fatto l’esordio da titolare per sostituire una compagna infortunata, giocavamo in casa e il pubblico mi ha sostenuto dall’inizio alla fine della partita; tra l’altro abbiamo vinto una bellissima partita al tie break, quindi quello è un ricordo emozionante che non dimenticherò facilmente.

  • La prossima volta intervisteremo Rebecca, come la introduciamo?

Potete farle qualche domanda sulla sua mano e sul suo polso soprattutto quando va in battuta (risata).