L’intervista social a Ludovica Guidi

Come hai iniziato con la pallavolo?

L’inizio si è fatto un po’ attendere, avevo l’età di 12 anni e sono stata convinta dalle mie amiche che giocavano già da qualche anno. Inizialmente avevo paura di ricevere ma poi il destino ha voluto che diventassi proprio un centrale.

Quando hai capito che avresti potuto fare della tua passione il tuo lavoro?

Il percorso è stato lungo, soprattutto con le giovanili ho avuto modo di fare diverse selezioni provinciali, regionali e poi con il club Italia che mi ha fatto avvicinare al mondo del professionismo. Inizialmente non pensavo alla pallavolo come lavoro, solo dopo il mio esordio in serie A all’età di 17 anni con la mia squadra di casa ho avuto l’occasione di provare il vero mondo del professionismo. Lì ho lavorato con giocatrici importanti, tra cui la capitana della nazionale spagnola di allora; poi il vero salto al professionismo è avvenuto l’anno che sono andata a giocare all’estero, in Francia. Lì ho capito cosa volesse dire ancora di più fare pallavolo da professionista, perché fino a quel momento non avevo mai pensato di farlo diventare un vero e proprio lavoro ed invece nel momento in cui vai a giocare all’estero e sei la straniera che deve farsi valere e sei lì veramente solo per quello, lì capisci l’importanza della pallavolo come lavoro. La stagione in Francia, quindi, è stato un po’ il trampolino di lancio, soprattutto nella mia testa e nei miei progetti.

Cosa si prova ad essere capitano? Quali caratteristiche devi avere per fare il capitano?

È la prima volta che mi capita di essere capitano, sicuramente è una grandissima responsabilità essere guida e leader di una squadra molto giovane, che ha grandi potenzialità ma ci sono anche tante ragazze che hanno bisogno di crescere e hanno bisogno di avere una vera e propria guida, non solo a livello tecnico in campo ma anche una figura di fiducia e questo non è facile. Con il tempo ho imparato che una squadra deve essere in primis squadra al di là del semplice gruppo fuori dal campo in cui nascono amicizie; in campo bisogna essere una squadra veramente unita e il capitano fa da collante a questa piccola costruzione.

Quanto sei alta? Quanto conta l’altezza nella pallavolo? E numero di scarpe?

Sono alta 1,86 e porto un bel 43 di scarpe. L’altezza nella pallavolo non è tutto perché il ruolo del libero non per forza deve essere alto, però a livello atletico, soprattutto nel ruolo del centrale, attaccante e dell’opposto è sicuramente un punto a favore. Nelle categorie più alte, però, come la serie A1, l’altezza sta giocando un ruolo fondamentale.

Da dove nasce l’idea di aprire un blog di ricette dove racconti anche la tua vita da pallavolista?

L’idea del blog è stata una casualità, il nuovo lockdown nel mese di novembre mi ha rattristito e volendo comunque rimanere in contatto con il pubblico che ci segue, ma anche con la mia famiglia, ho conciliato la mia passione per la cucina con l’occasione di raccontare settimana dopo settimana cosa succede durante il lavoro in palestra oppure alle partite e poi ci unisco qualche mio pensiero del momento che sto vivendo. Vedere il pubblico che esulta ed incita alle partite è una componente che sta mancando e quindi questo è stato un modo per colmare questa mancanza.

Per ora hai fatto solo ricette dolci, ne farai anche di salate? In particolare, sai fare la parmigiana?

Sulla parmigiana ci posso lavorare, non sono pratica nel friggere perché cucino cose molto salutari. Mi piace cucinare anche il salato, mangio senza tanto e di tutto. Ho una predisposizione per il dolce solo perché è più pratico per condividerlo con le mie compagne di squadra; portare una torta in palestra come merenda e dividerla per tutte dopo un allenamento è molto più semplice.

Hai un cantante preferito?

Ultimamente sto ascoltando Pinguini Tattici Nucleari perché mi mettono molta allegria ed hanno azzeccato il mood necessario di questo periodo.

Nel tempo libero fai anche la modella?

Non faccio la modella e non ho mai pensato di farlo, ci penserò, mai dire mai. In realtà ho semplicemente posato qualche volta per la mia compagna di squadra Julia Kavalenka che è appassionata di fotografia e ci siamo divertite molto in queste nuove esperienze, magari un domani finita la pallavolo chissà…

Come concili lo studio all’università con la pallavolo? Perché proprio ingegneria edile?

Faccio Ingegneria Edile – Architetura a Pisa, ormai mi mancano pochi esami, quindi spero di completare presto il mio percorso. Quando ho scelto questa facoltà ero consapevole delle difficoltà che avrei dovuto affrontare con la vita da pallavolista visti anche i progetti che si devono svolgere costantemente, però già da piccola avevo la passione per i lego piuttosto che per le barbie, volevo costruire, lasciare qualcosa agli altri e lasciare un’impronta. Questa facoltà, quindi, mi rappresenta appieno perchè non è ingegneria pura ma avendo un’impronta di architettura mi permette di spaziare anche con la creatività, proprio come faccio con i dolci. Per conciliare le due attività invece, sono dell’idea che quando qualcosa ti piace trovi il modo di perseguirla, in qualsiasi maniera. Ammetto, però, che ci sono stati periodi difficili, come l’anno in Francia che ha rallentato questo percorso, ho dovuto abbandonare temporaneamente gli studi perché non c’erano le lezioni online che mi consentivano di seguire e poi nel corso del tempo ho anche perso i miei compagni che si sono laureati e quindi potevo chiedere solo dei piccoli aiuti.

Quali sono i tuoi obiettivi a breve e lungo termine?

Allora domanda un po’ difficile, più che altro per il periodo un po’ precario che stiamo vivendo che non consente di fare programmi nel lungo termine e tutto sommato neanche nel breve, un piccolo esempio è il nostro campionato, non ci immaginavamo di fermarci così a lungo con il ritmo gara ufficiale. Comunque, a breve termine sto portando avanti il percorso universitario e altri piccoli progetti e finita la stagione sarò dedita allo studio, spero anche di riacquisire un po’ di libertà perché amo molto viaggiare, anche solo un weekend fuori porta. A lungo termine ci penserò, ora con la squadra ci aspetta il pool salvezza e aspetto i cambiamenti generali che probabilmente ci saranno a livello organizzativo nella pallavolo.

Cosa ne pensi della tua compagna di palla a coppie?

Questa è di parte, Alice Torcolacci, secondo anno che siamo insieme. Penso che sia una ragazza stupenda a livello personale e molto solare. Abbiamo lo tesso ruolo e quindi facciamo allenamenti specifici insieme. Sono contenta che stia crescendo tanto e sono contenta di averle dato nel mio piccolo una mano in questo. Però non voglio fare preferenze, voglio bene a tutte le mie compagne.