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L’esordio in nazionale di Rebecca Piva: “Emozioni difficili da immaginare finché non indossi questa maglia”

È stato un weekend speciale per Rebecca Piva,  protagonista per due stagioni del campionato di Serie A2 in maglia Olimpia Teodora, convocata in nazionale Italiana per la Volley Nations League assieme alla compagna Rachele Morello (le due giocatrici ravennati sono tra l’altro state le uniche giocatrici di tutta la Serie A2 a ricevere la chiamata).

Dopo aver terminato la stagione con le grandi emozioni della semifinale playoff, Rebecca e Rachele si sono aggregate al gruppo azzurro impegnato a Rimini da settimana scorsa, guadagnandosi l’esordio nella gara di sabato scorso contro la Repubblica Dominicana.

Rebecca Piva è stata poi tra le protagoniste della partita di domenica contro l’Olanda, dove ha giocato quattro dei cinque set, dal secondo fino a fine match, e di quella di lunedì contro la Cina, in cui è partita titolare.

“È stata una situazione strana – racconta Rebecca – perché non mi aspettavo di esordire così presto, ma alcune altre ragazze hanno avuto qualche infortunio è un po’ di sfortuna quindi sono stata chiamata in causa. Solitamente sono una ragazza che per la pallavolo non sente molta ansia, ma al momento dell’esordio l’emozione era tanta. Visto che sono entrata per dare una mano in ricezione ho cercato di concentrarmi su quello ed essere il più fredda possibile, anche se non era facile”.

Rebecca, un primo bilancio su questa esperienza?

“Sono molto contenta sia dello spazio che ho avuto, che del contributo che sono riuscita a dare alla squadra. Il mio obiettivo era godermi questa esperienza ed è quello che voglio continuare a fare. Spero di riuscire a continuare ad aiutare la squadra come ho fatto fino adesso”.

Che differenze hai notato con il livello della Serie A2?

“Ho notato grande differenza con il livello dell’A2, anche perché abbiamo incontrato squadre di altissimo livello. La Cina è una delle squadre più forti al mondo e giocava quasi al completo e la stessa Olanda schiera tante ragazze che giocano in top team di Serie A1. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la fisicità, sia per l’altezza che per la potenza”.

Che insegnamento ti porti a casa da questa esperienza?

“Fino adesso quello che mi ha colpito in maniera più positiva sono le emozioni, che sono difficili da immaginare finché non indossi veramente la maglia azzurra. In una settimana ovviamente tatticamente e tecnicamente non ci si inventa nulla di nuovo, ma se c’è un fondamentale in cui credo di dover crescere è l’attacco, perché a questo livello molti attacchi che in A2 magari andavano a terra vengono difesi e quindi devo imparare, ad esempio, a giocare molto con le mani del muro”.

Dopo due anni a Ravenna ormai sei pronta per il salto in A1…

“Ci tengo a ringraziare la società per tutte le opportunità che mi ha dato e per l’esperienza che mi ha fatto fare, soprattutto a quest’età, cosa che non è per nulla scontata. Sono stati due anni molto belli e intensi, nei quali in primis mi sono divertita tantissimo, e in cui ho imparato molto. Per questo devo ringraziare lo staff, la società e la città di Ravenna”.

L’intervista social a Flavia Assirelli

  • Raccontaci un po’ il tuo percorso con la pallavolo?

Ho iniziato a giocare a pallavolo quando avevo 6/7 anni nella squadra del mio paese. A 15 anni sono stata selezionata per andare a giocare nelle giovanili del Vicenza, era vicino casa e quindi sono rimasta a vivere con i miei genitori. Ho giocato lì l’U16, U18, serie D e B. E’ stata una delle esperienze più belle perché confrontarti con ragazze di alto livello ti porta a vivere delle bellissime esperienze, come le finali nazionali e scudetti. Quello è stato il trampolino di lancio per la serie A perché ho avuto la possibilità di fare qualche presenza in A1 e l’ultimo anno a Vicenza ho giocato anche il mio primo anno in A2. Dopo ho iniziato la mia carriera itinerante, ho giocato in A2 per 7 stagioni girando un po’ l’Italia, tre stagioni in B1 e poi sono tornata in A2 quest’anno.

  • Quando hai capito che avresti voluto fare del volley il tuo lavoro?

Quando ho preso l’impegno di far parte di un settore giovanile di un certo livello, quindi tanti allenamenti, anche due volte al giorno. Sicuramente l’impegno c’era ed è stato tanto e riuscire a farne un lavoro è stata una bella soddisfazione.

  • Qual è la città che ti è rimasta di più nel cuore?

Vicenza perché l’ho vissuta tanto e poi ero originaria di un paese vicino, ritornarci a giocare in B1 dopo tanti anni è stato davvero emozionante e mi sono sentita a casa. L’altra città del cuore è Ravenna perché ho giocato qui 4 anni fa in B1 ed è stato un bell’anno, poi si vive bene, il centro è bellissimo, c’è il mare, è una delle città che preferisco.

  • Seppur giovane, sei una delle più grandi della squadra, senti una certa responsabilità nei confronti di quelle più piccole?

Grazie per la giovane perché mi danno sempre della vecchiaccia (risata). Sicuramente sono la più esperta, stare in campo con loro acquista un ruolo diverso, però quando ci alleniamo tutte per lo stesso obiettivo, anche se l’esperienza conta, siamo tutte comunque alla pari.

  • Se non facessi il centrale, quale ruolo ti piacerebbe ricoprire?

L’opposto è un ruolo che sento molto mio oppure mi sarebbe piaciuto fare la banda, non uscire per la ricezione o per la seconda linea come fanno i centrali, ma vivere la partita in pieno.

  • Spesso entri in campo nel corso della partita, è difficile questo ruolo?

Entrare a partita iniziata è particolare, un conto è stemperare la tensione subito un altro è entrare e farsi trovare subito pronte, non è facile. Un po’ l’esperienza mi aiuta, mi rendo conto che rispetto ad anni fa riesco ad essere più collegata alla partita anche da fuori, riesco a trovare più la concentrazione, a vivere le dinamiche della partita e ad essere più pronta. Non è mai facile perché comunque quando entri la squadra ha bisogno di qualcosa di diverso da quello che c’è in campo perché è un momento di difficoltà, quindi entri e devi far bene subito; è comunque bello poter dare il proprio contributo.

  • Perché volevi il 13 come numero di maglia?

Non è che lo volevo io, ma di solito il 13 è il numero storicamente dei centrali, magari Giulia non lo sa, forse anche lei vorrebbe fare il centrale; ci scherziamo tanto su questa cosa perché mi ha rubato il numero (risata). Alla fine ho scelto il 6 che è un numero che non mai avuto perché ce l’hanno due mie grandi amiche e mi faceva piacere portare con me anche loro in questa esperienza.

  • Cosa ti piace di più e cosa di meno della pallavolo?

La pallavolo è bellissima perché fa fare delle esperienze stupende, mi ritengo molto fortunata ad aver fatto questa vita per tanti anni e della mia passione il mio lavoro. È anche vero che ti porta via tanta vita che magari hanno fatto le mie coetanee, le esperienze al di fuori dello sport, però non cambierei nulla, sono contenta anche delle rinunce che ho fatto.

  • Cos’hai studiato all’università?

“Lingue e letterature straniere moderne”, in particolare tedesco e inglese. Ho scelto questa facoltà perché ho fatto il liceo linguistico, le lingue mi piacciono tanto, l’unica pecca è il tempo che impieghi per lo studio, non è facile conciliare le due cose, non sono mai riuscita a seguire tanto le lezioni e anche l’esperienza Erasmus non sono riuscita a farla, però c’è sempre tempo per fare questo tipo di esperienze.

  • Quali sono i tuoi hobby al di fuori della pallavolo?

Adoro cucinare, qualsiasi cosa, sono sempre stata ammaliata da quanto il cibo unisca le persone e mi piace molto la parte conviviale, mi piace fare anche felici le persone con quello che cucino. Vivendo da sola da quando ho 19 anni è stata una necessità che poi si è trasformata in una passione, adesso in particolare mi sto dando alla panificazione/boulangerie, almeno una volta a settimana cerco di fare qualcosa.

  • Ti stanno salutando in diretta due ragazze

Sono due mie amiche storiche. Nel mio percorso sono stata fortunata a finire il liceo a casa e aver avuto la possibilità di coltivare amicizie; avere accanto amiche d’infanzia è stata una grande fortuna, sono delle persone che porti con te per sempre.

  • Qualcuno chiede se fai le marmellate.

Sì da qualche anno faccio le marmellate, sono anche una accumulatrice seriale di barattoli, infatti le mie compagne mi portano quelli vuoti che non usano, così poi io li posso riempire di marmellata o di altre cose e come pensierino per Natale le porto sempre alle mie compagne, quindi mi ricordano anche per le marmellate.

  • Ti piace viaggiare?

Sì, è una passione anche legata alle lingue e alle altre culture, mi ha sempre affascinato tantissimo. Durante la stagione sportiva non puoi viaggiare, l’estate devi studiare quello che non hai studiato durante la stagione, quindi è stata un po’ limitata rispetto a quello che avrei voluto fare. Non sono stata lontanissimo, ho visitato un po’ l’Italia e l’Europa, però nel futuro appena si potrà qualche viaggetto lo farò.

  • Prossima meta che vorresti visitare?

Se devo pensare a un viaggio imminente che posso fare a breve e vicino, mi piacerebbe tornare in Grecia, è un posto che mi ha rapito già la prima volta che ci sono stata, il mare e la cultura mi hanno affascinata. Altrimenti come viaggio più lungo mi piacerebbe tantissimo andare in India, lì c’è una cultura che mi incuriosisce molto.

  • Segui la pallavolo anche da spettatrice?

Sì, ma non sono un’appassionata del vedere le partite, mi piace più giocare, le seguo soprattutto nei momenti più importanti, tipo le finali scudetto, playoff o le champions.

  • Quali sono i soprannomi che ti hanno dato le tue compagne di squadra?

Ogni anno ti porti dietro i vecchi soprannomi o te ne danno di nuovi. Quest’anno per la maggiore va “Fulvia”, nato da quando ho 16 anni, quando ad una festa il vocalist sbagliò a dire il mio nome oppure “Flaviana” che è nato il primo anno a Vicenza perché ci storpiavano un po’ i nomi a vicenda.

  • Se ti dovessi descrivere con una parola quale sceglieresti?

Difficilissimo, sicuramente sono una persona sbadata perché mi dimentico sempre le chiavi, mi chiudo fuori casa ecc… (risata).

  • Quali sono i ricordi più belli con la pallavolo?

Le giovanili hanno avuto un sapore unico e particolare, le vittorie, l’unione tra le compagne, ho avuto la fortuna di poter vivere due scudetti U18 e vincerli, è stata un’emozione grandissima. Invece per la parte senior uno degli anni più belli è stato quello di Forlì in cui abbiamo vinto il campionato di A2 e anche la Coppa Italia la cui finale era stata proprio al Pala De André. Quell’anno lì ho anche avuto la fortuna immensa di giocare con Taismary Aguero che è una persona splendida e nonostante le tante difficoltà è stato un anno molto bello, da incorniciare.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Questo è il momento della stagione in cui si tirano un po’ le somme, sicuramente voglio vincere i playoff, concludere questo percorso nel migliore dei modi, poi chissà. Sinceramente inizio a pensare anche alla vita al di fuori del volley, sono già tre stagioni che gioco e lavoro, quindi dare più spazio anche all’altra parte della mia vita che non sia la palestra comincia a farsi sentire, sono tanti anni che penso se smettere o no, vediamo è ancora tutto da decidere.

  • Siete pronte per i play-off?

Siamo assolutamente pronte e li vogliamo fare perché ce li siamo sudati. È stata una stagione lunga e con tante difficoltà cadute, ci siamo rialzate, abbiamo acquisito anche consapevolezza e penso che ce li dobbiamo anche godere, nel senso di divertirci e di prendere tutta questa esperienza come va vissuta veramente, senza pensare solo al risultato o ad altre cose, ma pensare a quello che abbiamo vissuto e a quello che vogliamo raggiungere insieme. Siamo pronte anche perché non giocare per due settimane ci ha dato modo di rimetterci in sesto, di lavorare nel dettaglio e ci ha caricato di voglia di ricominciare.

L’intervista social a Greta Monaco

  • Quando hai iniziato a giocare a pallavolo?

Ho iniziato da piccolissima, in seconda elementare, anche se non è stato il mio primo sport perché sono sempre stata una bambina un po’ maschiaccio, quindi volevo giocare a calcio. Dopo aver provato vari sport come nuoto e judo ho seguito un’amica che giocava già a pallavolo e ho iniziato dove vivevo, a Lugo. Anche se i primi due o tre anni ci davo più di piedi che di mano (risata), da lì ho iniziato a giocare a pallavolo e spero di non smettere per tanto tempo.

  • Quando hai iniziato a capire che avresti voluto fare della pallavolo qualcosa di più di una semplice passione?

Secondo me lo si capisce quando inizi a preferire di andare ad allenamento piuttosto che uscire con gli amici o fare altro, quindi inizi a fare i primi sacrifici, anche solo i primi tornei oppure rinunci alle gite scolastiche e lo fai con piacere, non ti pesa e neanche lo definisci un sacrificio, una scelta che fai senza neanche pensarci.

  • Com’è stata questa prima esperienza in serie A?

In realtà qualche esperienza l’ho fatta anche due anni fa in cui ho avuto la fortuna di partecipare a qualche allenamento e l’anno scorso anche in partita per via di infortuni. Quest’anno che per la prima volta faccio parte della squadra dall’inizio per me è stato un grande onore, è stata un’occasione che ho voluto cogliere al volo perché sapevo benissimo che oltre ad essere un privilegio era una bellissima occasione per potermi divertire e soprattutto per poter crescere, per poter entrare in un mondo diverso da quello che avevo vissuto fino a quel momento perché comunque andare in serie A è proprio salire uno scalino grande sia a livello di impegno che di determinazione e dedizione.

  • Com’è giocare per la città in cui si vive?

È stupendo, anche solo essere potuta crescere in questa città e in questa squadra, perché la società storicamente ha raggiunto traguardi ancora tutt’ora non raggiunti da altre squadre, quindi Ravenna è una città in cui la pallavolo è molto importante, molto seguita e per me è un onore grandissimo poter contribuire e giocare qui.

  • Quanto è stata importante la tua famiglia per raggiungere i tuoi obiettivi nella pallavolo?

Molto, nonostante non abbia genitori sportivi il sostegno, soprattutto morale, e il farmi capire quanto sia importante mettere il totale impegno indipendentemente da cosa si fa, sono stati fondamentali. Ringrazio i miei genitori di avermi portato sempre agli allenamenti e alle partite, anche all’inizio quando vivevo a Lugo ma giocavo a Ravenna, quindi c’era una bella mezz’ora di macchina fare.

  • Ti piacerebbe fare esperienze anche lontano da casa in futuro?

Sicuramente è un’esperienza che mi piacerebbe fare, sono stata fortunata a riuscire a restare qui giocando a bellissimi livelli, però se capitasse l’occasione ne sarei felice.

  • Come hai reagito all’infortunio in un momento così importante della stagione?

Credo che un infortunio sia una sfortuna in qualsiasi momento della stagione purtroppo. Mi è dispiaciuto soprattutto perché è successo in un momento in cui avrei potuto partecipare un po’ più attivamente rispetto alle precedenti partite, però da subito il primo pensiero e obiettivo è stato quello di riprendermi il più velocemente possibile per ricominciare a poter contribuire e aiutare la squadra in allenamento e nella preparazione del bellissimo e importantissimo periodo che ci aspetta. Mi sto riprendendo abbastanza bene, piano piano.

  • Hai mai pensato di cambiare ruolo e diventare libero?

Ho sempre giocato da attaccante nonostante non sia altissima e mi è sempre piaciuto, anche perché ho un’energia dentro che da qualche parte la devo buttare fuori, per me la palestra è sempre stata un momento di sfogo totale dal resto della giornata. Ora sono arrivata in serie A da attaccante e finché me lo posso giocare e riesco ad ottenere le mie piccole soddisfazioni ho voglia di continuare a giocare come attaccante, poi chissà il cambio ruolo non l’ho mai provato e non so cosa significhi, quindi non te lo saprei dire, ma mai dire mai.

  • Cosa ti piace di più della pallavolo e cosa di meno?

Difetti direi che non ne ha, è lo sport del mio cuore. Pregi ne ha tantissimi, secondo me uno dei migliori è il fatto di essere uno sport di squadra, quindi dove non c’è individualità ma sostegno della squadra sia nei momenti di festa che in quelli difficili, anzi nei momenti più difficili è proprio lì che la squadra ti aiuta a risalire sia in campo che fuori. Il supporto della squadra è bellissimo, soprattutto l’alchimia che si crea durante il gioco e gli allenamenti ed è una grande fortuna quando il gruppo che si crea spesso si porta anche fuori dalla palestra. Per me condividere il campo con altre ragazze che hanno la mia stessa dedizione e voglia di fare e dimostrare è impagabile, l’adrenalina e l’emozione che si provano tutte insieme per me sono meravigliose.

  • Quale pensi sia la tua caratteristica migliore in campo e in cosa senti di dover migliorare ancora tanto?

Migliorare ovunque perché non si smette mai di imparare e poi io sono giovanissima. Forse una delle caratteristiche positive che ho sempre avuto è il carattere, molto determinato, grintoso, energico, non sto mai zitta, incito sempre e in campo è una buona cosa sia per me perché mi aiuta a restare concentrata e a non distrarmi da un errore o un’azione andata male. Il mio carattere mi ha aiutato tantissimo soprattutto dove magari tecnicamente sono più debole, l’avere così tanta grinta mi aiuta a non demoralizzarmi, quindi magari anche a riuscire a raggiungere qualcosa che altrimenti farei più fatica.

  • Cosa studi all’università?

Sono al primo anno di “Scienze Biologiche” a Ferrara, è bellissimo corso, nonostante io sia ancora indecisa perché sono sempre stata appassionata di animali, piante, natura però vorrei fare tutto e non vorrei dover scegliere. Ora farò questa triennale poi non lo so, non vorrei fermarmi ma continuare a studiare.

  • Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Oltre al doveroso studiare, mi piace guardare serie tv, forse fin troppe, ascoltare musica, uscire con i miei amici, stare in compagnia delle altre persone, mi piace poco stare in solitudine in casa, appena posso esco.

  • Qual è il tuo animale preferito?

È il dugongo, ho comprato anche un piccolo peluche (risata), me ne sono innamorata appena l’ho visto. Quando lo dico tutti mi insultato perché non sanno cosa sia.

  • Serie tv preferita?

Mi sono piaciute molto “Le regole del delitto perfetto” e “Grey’s Anatomy”.

  • Hai un “idolo” nella pallavolo o nello sport in generale?

La mia compagna di squadra Giulia è il mio idolo indiscusso perché da lei ho imparato tantissimo e le devo tanto e un altro è Caterina Bosetti perché secondo me è un esempio del fatto che per arrivare ai livelli massimi non serve solo la fisicità ma anche testa e molta tecnica.

  • Descriviti con una parola

Molto energica.

  • Stefania chiede perché vorresti fare la parrucchiera?

Lei è la mia compagna di spogliatoio e ha una montagna di capelli, tantissimi e lunghissimi, ne perde una quantità indescrivibile e li ritrovo nei calzettini, ginocchiere, ovunque e quindi le ho detto che da grande voglio diventare una parrucchiera per poterla rasare a zero.

  • Canta la tua canzone preferita cantata in pulmino tornando dalle partite.

Cantare no perché poi con le mie doti canore vi impressionate (risata). La canzone comunque è “Montagne Verdi”.

  • Racconta un aneddoto simpatico di una trasferta.

Sicuramente da ricordare la storia delle cimici a Udine che ha già raccontato Chiara, io e Stefania siamo state le uniche a non essere state attaccate. Un altro aneddoto è sempre di Udine, avevamo trovato un gattino che è diventato la nostra mascotte ed è stato soprannominato da Alessandra “Michelangelo”. Un altro ancora è avvenuto in trasferta a Torino, al pranzo prima della partita io e Giulia cercando di mettere l’olio nella pasta abbiamo accidentalmente preso la bustina di olio e aceto perché era dello stesso colore della bustina solo olio (risata). Per fortuna ci hanno portato un altro piatto.

  • Quali sono i soprannomi che ti hanno dato le tue compagne di squadra?

“Gre” o “Greti” da parte di Alessandra che è toscana, Flavia e Giulia hanno coniato il nome “Sampy” da “Sampay” che è il nome di un personaggio di un cartone animato e con la mia capigliatura ci assomiglio.

  • Qual è stata la soddisfazione più grade con la pallavolo fino ad ora?

Sicuramente aver raggiunto i playoff quest’anno dato il percorso difficoltoso che abbiamo fatto, non mi sarei mai immaginata di poter vivere un’emozione così grande. Se penso alle giovanili, invece, mi ricordo una finale di un torneo vinto U16 con Simone Bendandi e in generale ho ricordi ed emozioni bellissimi di tutto il percorso delle giovanili.

  • Presenta Flavia che sarà intervistata settimana prossima.

Flavia è una delle esperte della squadra, è innocuo questo termine (risata). È una ragazza fantastica, a me ha trasmesso tantissimo cosa significa giocare per una squadra e sacrificarsi in ogni momento e in ogni fondamentale per l’aiuto prima di tutto della squadra, poi è simpaticissima.

L’intervista social a Giulia Rocchi

  • Come hai iniziato con la pallavolo?

Ho iniziato a 10/11 anni perché tutte le mie amiche si iscrivevano a dei corsi di pallavolo. All’inizio non ero convintissima perché ero un maschiaccio e quindi mi piaceva il calcio, il baseball. Ho iniziato a Macerata nella Bulli&Pupe e nonostante fosse una piccola società siamo riusciti a toglierci delle belle soddisfazioni a livello regionale e anche internazionale, da lì poi ho cominciato un po’ a viaggiare per l’Italia e ho capito che mi piaceva veramente giocare a pallavolo.

  • Quando hai capito che avresti potuto fare della tua passione il tuo lavoro?

Quando ho iniziato a spostarmi per via della pallavolo, ho capito che mi piaceva fare questo tipo di vita e l’ho voluta portare avanti.

  • Hai cambiato diverse città per la pallavolo, raccontaci qualcosa di quelle che ti sono rimaste di più nel cuore.

Ne ho cambiate parecchie e hanno riservato tutte un posticino nel mio cuore. Quelle a cui sono un po’ più affezionata sono Orvieto e Ravenna, nella quale ormai sono un po’ di casa e poi qui ho anche trovato l’amore.

  • Quali sono le città in cui hai giocato?

Recanati, Casette d’Ete, Bari, Caserta, Trevi, Orvieto e Ravenna.

  • Cosa ti manca di più del tuo paese d’origine?

Al momento le mancanze sono tante perché è tanto che non torno, sicuramente la famiglia e le amicizie che magari in un momento di sconforto hai bisogno solamente di un loro abbraccio. Le persone che mi mancano più di tutte sono mia madre e mia nonna perchè ho un rapporto strettissimo con loro ed è sempre un po’ complicato distaccarmi.

  • In un gruppo di giovanissime com’è essere tra le più grandi? Senti una certa responsabilità?

Inizialmente me l’aspettavo un po’ più complicata, nel senso che sono passata dall’essere tra le più giovani a dover ricoprire un ruolo tra le più grandi; devi sicuramente usare più testa rispetto agli anni precedenti e più responsabilità, però fanno crescere anche quelle, quindi ne sono contenta.

  • All’Olimpia Teodora hai ritrovato Guasti e Grigolo con le quali avevi già giocato in precedenza, raccontaci qualche bel ricordo con loro.

Alessandra era la mia coinquilina ad Orvieto, quindi abbiamo passato insieme il momento più bello della mia carriera pallavolistica; quell’anno lì c’è stata la promozione dalla B1 all’A2 con tre giornate d’anticipo, nonostante fosse stato un anno complicato. Quello è stato uno dei momenti più belli che abbiamo trascorso insieme e poi quell’anno lì non abbiamo mai smesso di festeggiare finché non abbiamo riiniziato la preparazione l’anno dopo. Con Laura, invece, ho giocato l’anno dopo, sono rimasta lì ad Orvieto e lei era una delle nuove e nonostante fossimo un gruppo giovane, abbastanza inesperto siamo riuscite a toglierci delle belle soddisfazioni anche con lei perché ci siamo qualificate per i playoff e siamo riuscite ad arrivare anche in semifinale che per le difficoltà e le tante sofferenze che avevamo avuto nel corso dell’anno era stata veramente una delle emozioni più belle, perché nessuno ci credeva ed era stato inaspettato.

  • Molti ti fanno i complimenti per le tue prestazioni in campo, quali sono le caratteristiche più importanti che deve avere un libero

Il ruolo del libero è particolare perché hai soltanto due fondamentali rispetto alle altre per poter dare il tuo contributo, quindi psicologicamente è abbastanza stressante, devi essere sempre sul pezzo perché non puoi avere troppi margini di errore e sul tecnico devi avere riflessi veloci e anche un po’ di istinto. In generale penso che la cosa che deve caratterizzare uno sportivo è il carattere e un po’ di sana ignoranza agonistica.

  • Ti piacerebbe in futuro ricoprire il ruolo di capitano della squadra?

Finalmente anche noi comuni mortali potremo (risata). Il ruolo del capitano è molto impegnativo, è abbastanza delicato e importante perché fa un po’ da collante tra squadra e società, quindi bisogna essere portati; per un giocatore credo che sia una soddisfazione immensa, quindi assolutamente sì.

  • Perché hai scelto come numero di maglia proprio il 13?

Quand’ero più piccola ero molto anticonformista (poi con il tempo sono migliorata) e quindi quello che gli altri mi dicevano di non fare io lo facevo; tutti dicevano che portava sfortuna il 13 e quindi io lo sceglievo, sono stata fortuna perché lo trovavo sempre disponibile e in più era il numero preferito di mio nonno e quindi è come se avessi una parte di lui ogni volta che lo indosso.

  • Hai diversi soprannomi, racconta un po’ quali sono.

Dico i più recenti: quest’anno è nato “Giuliana” grazie a Flavia Assirelli e non te lo so spiegare il motivo (risata), l’altro nome è coniato da Alessandra Guasti ed è “Carletta Fracci” perché dice che quando io ricevo o difendo faccio una sorta di piroetta di cui io non mi rendo conto, il terzo me lo ha dato il mio moroso ed è “Giulio” perché effettivamente sono un po’ un maschiaccio, mi piace il calcio, gioco alla playstation, quindi per lui è un po’ come stare con il suo migliore amico.

  • Qual è il tuo calciatore preferito?

Da buona juventina Alessandro Del Piero, bandiera Italia della Juve.

  • Flavia dice che il 13 è il numero del centrale…

È una fissa che ha lei, dice così ma in realtà sta rosicando perché lo voleva lei e quest’anno non è riuscita ad averlo (risata).

  • Segui la pallavolo anche da spettatrice oppure altri sport?

Se capita sì, mi piace guardare lo sport in generale; sono una grande appassionata di calcio e quindi lo prediligo rispetto agli altri, però seguo anche la pallavolo, il tennis, un po’ di tutto.

  • Appena possibile quale città ti piacerebbe visitare?

Prima del Covid avevo organizzato un viaggio a Miami con il mio moroso perché per me è sempre stato un sogno, poi non è stato possibile farlo, quindi spero di poterla vederla presto. Le città italiane, invece, più o meno le ho viste quasi tutte.

  • Piadina o crescia?

Bisogna specificare che da me la crescia è la pizza bianca con sopra l’affettato e magari in altre zone non è così. A me piacciono tutte e due, le mangerei ininterrottamente entrambe.

  • Tuo fratello ti chiede quando torni a casa?

Dovrei tornare presto, perché come dicevo prima è da novembre che non torno tra Covid e campionato, anche per una questione di sicurezza per tutti, però la sua pacchia sta finendo perché se riesco questa settimana torno visto che abbiamo il turno di riposo e non giochiamo.

  • Quali sono le soddisfazioni più belle che hai avuto con la pallavolo?

Quella più grande è stata la vittoria del campionato ad Orvieto di cui parlavo prima, poi qualsiasi obiettivo che si riesce a raggiungere durante una stagione è sempre un’emozione nuova perché vieni ripagata dei sacrifici che fai durante l’anno

  • Come vedi il tuo futuro nel volley?

Questa è una bella domanda perché non sono mai stata una che guardava troppo al futuro, io vivo molto alla giornata quindi non ti so rispondere con esattezza. In generale, oltre a togliermi qualche bella soddisfazione ancora con la pallavolo, per quanto riguarda la vita quotidiana vorrei iniziare a crearmi una vita al di fuori del volley.

  • Ti vedresti come allenatrice?

Non sono nota per le mie doti di pazienza, però amo molto i bambini, quindi forse con i più piccoli mi piacerebbe intraprendere questa carriera

  • Sei pronta per i playoff?

Assolutamente sì, erano tanto attesi. Tra le belle emozioni che la pallavolo mi ha dato questa è una di quelle, perché in un anno così difficile sotto tutti i punti di vista, Covid, infortuni della squadra, stop dovuti a delle ragazze positive non è stato facile, c’è stato un periodo in cui li vedevamo lontanissimi, delle volte è stato anche difficile pensare di poterci arrivare, crederci, però ora siamo più che pronte e ce la giochiamo per vincere.

  • Settimana prossima intervisteremo Greta, come la presentiamo?

L’adoro, penso che sia una persona fantastica, quando entro in spogliatoio e la vedo mi stampo un sorriso a 360 denti, se non esistesse bisognerebbe inventarla, perciò non mancate a questo appuntamento perché ci sarà da divertirsi.

L’intervista social a Rebecca Piva

  • Raccontaci il tuo percorso con la pallavolo…

Ho iniziato a sei anni; sicuramente la spinta è arrivata dai miei genitori che hanno giocato a pallavolo per parecchio tempo. I primi anni li ho fatti in una società a Bologna, vicino a casa mia e poi a 12 mi sono spostata in una delle società più importanti di Bologna dove ho iniziato un percorso abbastanza definito: ho fatto le finali regionali, poi andando avanti con gli Under ho fatto anche le finali nazionali, le prime le ho fatte in Under 14. L’ultimo anno degli Under mi sono spostata a Novara ed è stato il mio primo anno fuori casa, è stato stupendo, con dei gran risultati perché siamo riuscite a salire dalla B2 alla B1 e con la nazionale Under siamo arrivate seconde alle finali, quindi sicuramente è un anno che mi ricorderò sempre perché oltre a essere stato il primo anno fuori casa, che penso sia un’esperienza indimenticabile per tutti, è stato anche un grande anno a livello pallavolistico. Anno scorso sono venuta qua a Ravenna per il primo anno in serie A e sono rimasta anche quest’anno.

  • Ti piacerebbe fare esperienze anche più lontano da casa?

Sicuramente stare vicino a casa è vantaggioso, soprattutto nella situazione in cui siamo ora a causa del Covid che non ci possiamo spostare tanto, però mi piacerebbe perché nell’anno a Novara mi sono trovata bene. La mia priorità non è rimanere vicino a casa, ma trovare il posto e la squadra ideale per me.

  • Com’è avere come genitori due ex pallavolisti che sono stati anche in Nazionale?

Sono molto fiera perché è un traguardo notevole, poi è importante anche per il mio percorso pallavolistico perché avendo vissuto questo mondo mi possono aiutare tanto sia per le varie scelte che per quello che riguarda gli aspetti tecnici o anche solo per tenermi su di morale nei momenti in cui mi demoralizzo un po’.

  • Quali sono i loro consigli?

Per quanto riguarda il gioco in campo ho avuto la fortuna di aver avuto mia mamma come seconda allenatrice all’inizio, quando giocavo a Bologna e quindi mi ha aiutato molto tecnicamente, mio padre invece mi dà consigli di atteggiamento o quando sono giù di morale, sono molto legata a lui e in questi aspetti mi aiuta tanto.

  • Piacerebbe anche a te far parte della Nazionale in futuro?

Penso che andare in Nazionale sia il sogno di tutti i giocatori di pallavolo, sarebbe veramente fantastico, ci spero e lavorerò affinché questo sogno si realizzi.

  • Ti sentiresti pronta per affrontare la serie A1?

È uno scalino importante perché è un passaggio di serie in cui la differenza non è poca. Io penso che ci potrei riuscire perché mi adatto molto velocemente alle situazioni e quindi penso di potermelo permettere, soprattutto perché l’età è dalla mia parte. Penso di poterlo affrontare.

  • Quale pensi sia la tua qualità migliore in campo? E in cosa senti di dover migliorare invece?

Le qualità migliori non lo so perché dal punto di vista tecnico penso di poter crescere ancora tanto da tutti i punti di vista e l’età è dalla mia parte, quindi ho tanto tempo ancora per poter migliorare. Quello a cui tengo tanto è di cercare di dare il mio contributo a livello caratteriale, aiutare le mie compagne quando c’è qualcuna in difficoltà e dal punto di vista tecnico cerco sempre di dare il mio massimo.

  • Chiara ti scrive ora “lucida il ferro da stiro”

Le mie compagne mi prendono in giro perché quando si parla di tecnica e di attacco la palla deve girare invece io non la faccio girare e quindi mi dicono che invece di avere un polso ho un ferro da stiro.

  • Quale azione ti piace di più fare in campo?

Sicuramente le parti offensive, quindi attacco e muro. Penso che quella che mi dia più soddisfazione sia muro, quando riesci a murare l’avversario è la cosa più bella insieme all’attacco.

  • Come hai scelto il numero di maglia?

All’inizio abbastanza a caso, io amavo il numero 10 perché da piccola seguivo il calcio e il 10 era il numero più importante e quindi avrei voluto quello, soltanto che nella prima squadra in cui sono andata non era disponibile e quindi ho scelto il 4 e solo dopo averlo preso ho scoperto che anche i miei genitori avevano avuto il 4 e quindi da lì non ho più cambiato numero e ora sono fissata e devo avere assolutamente il 4.

  • Hai due sorelle, entrambe sportive, raccontaci qualcosa di loro.

All’inizio giocavamo tutte e tre a pallavolo nella stessa squadra e infatti questa cosa era pazzesca perché la gente vedeva tre ragazzine con il cognome Piva nella maglia ed era meravigliata. Poi mia sorella più grande ha smesso e ha iniziato a giocare a rugby, anche lei è in serie A ora, purtroppo è molto ferma perché è uno sport di contatto quindi sta giocando meno, però fino all’anno scorso giocava in Nazionale, quindi sono tanto fiera di lei, mentre la mia gemella gioca ancora a pallavolo a Bologna ma lo fa senza impegni, per divertirsi.

  • Vi confrontate su quello che succede in campo o vi date dei consigli?

Sì, avendo giocato anche loro mi aiutano tanto, io invece con il rugby faccio un po’ più fatica, lo guardo perché mi diverte vedere mia sorella giocare ma non ci capisco molto e quindi non la posso aiutare. Il rugby femminile l’ho scoperto con lei, perché in Italia non se ne parla molto, ma è molto carino da seguire.

  • Hai un idolo sportivo?

Sono molto fissata con il basket, quindi Kobe Bryant, nella pallavolo invece non ne ho uno in particolare, ci sono tante giocatrici forti che stimo come ad esempio Paola Egonu o Francesca Piccinini.

  • Ti piace Ravenna?

Mi piace anche se tutti quelli di Ravenna mi insultano perché sono dell’Emilia e non della Romagna. È una città molto bella, sicuramente ha dalla sua parte la vicinanza al mare, quest’estate io e le mie compagne ci siamo divertite e poi essendo qua anche anno scorso nel periodo esame di maturità ho avuto tempo di andarci e di godermelo. La città non è grande, comodissima da girare, quindi non mi lamento.

  • Com’è dividere la casa con il capitano?

È bello perché ti arrivano subito le notizie interessanti (risata). Con Ludovica mi trovo benissimo, la conosco dall’anno scorso, ridiamo, scherziamo e quando ci sono da affrontare discorsi seri li affrontiamo, nulla da dire, sono innamorata di lei (risata).

  • Stefania scrive cappelletti > tortellini…

I romagnoli dicono che sono più buoni i cappelletti ma in realtà non hanno mai assaggiato i tortellini fatti bene, quelli buoni (risata).

  • Qual è il tuo piatto forte in cucina?

Sono bravissima a cucinare, ho delle doti nascoste (risata). Io adoro le polpette con il sugo e sono anche brava a cucinarle. Mi vanto delle mie doti culinarie (risata).

  • Tifi Virtus?

No, tifo Fortitudo, anche se in realtà non la seguo in maniera approfondita.

  • Chi è la tua compagna di palla a coppie e vicina di posto nei pulmini?

Stefania Bernabè. All’inizio dell’anno ero con Laura Grigolo, poi si è fatta male e ho dovuto cambiare; all’inizio eravamo un disastro insieme, invece ora stiamo migliorando, ormai siamo diventate delle pro (risata).

  • Cantaci qualcosa di Random.

Sono bravissima anche a cantare, però devo dire che questa sera non me la sento; dovrebbero ascoltarlo tutti, soprattutto l’album nuovo; dovrebbero pagarmi per queste sponsorizzazioni (risata). Le mie compagne mi odiano perché ogni volta che esce una canzone nuova o album io le tartasso finché non l’ascoltano tutte (risata).

  • Chiara Poggi scorsa settimana ha parlato molto bene di te, tu cosa dici di lei?

Non mi ricordo la sua presentazione, comunque grazie Chiara (risata). L’anno scorso è stato il primo anno insieme però la conosco già da tanto tempo perché abbiamo giocato come avversarie nelle giovanili e abbiamo avuto modo di fare dei tornei assieme con le selezioni regionali. Lei è fantastica, ci trovavamo bene già da prima di giocare insieme, l’anno scorso abbiamo legato tantissimo e le voglio un gran bene.

  • Chiara ci aveva suggerito di farti qualche domanda sulla tua mano e sul tuo polso soprattutto quando vai in battuta, spiegaci meglio…

Quando devo battere ci sono le ragazze in panchina che mi dicono di battere senza usare il polso quindi io non posso che rispondere che batto senza usare il polso (risata).

  • Ci racconti di quando hai cercato di andare al mare in bici con Sveva?

A me dispiace raccontare queste cose perché sembro completamente rimbambita, di solito non sono così, più o meno (risata). Sveva è la ragazza con cui condividevo l’appartamento anno scorso, eravamo nel periodo esame di maturità e ogni tanto andavamo al mare, un giorno abbiamo chiesto a Chiara come andare al mare in bici perché non avevamo la macchina e l’unica cosa che ci hanno detto era di seguire sempre la pista ciclabile. Abbiamo messo il navigatore ma evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa nelle impostazioni e ad un certo punto ci siamo ritrovate forse nella parallela a dove c’era la pista ciclabile, in una strada dove passavano le macchine e i camion ai 100 all’ora, tra l’altro era a senso unico, perciò a quel punto abbiamo deciso di tornare indietro ma eravamo contromano, quindi tutti ci suonavano. Alla fine abbiamo preso l’autobus per andarci (risata).

  • Nel tempo libero cosa fai?

Faccio un po’ di tutto, ascolto musica, leggo e mi piace uscire e fare delle passeggiate.

  • Avevi detto che Laura Grigolo è un po’ dormigliona, tu non lo fai il riposino post pranzo?

Sì lo faccio, ma dai 40 ai 45 min, non di più perché altrimenti il pomeriggio sono completamente rimbambita, invece lei dorme un’ora e mezza, per questo la prendo in giro (risata).

  • Descriviti con una parola. Perché proprio pigra?

Intanto insulto Luca (addetto stampa) perché l’ha scritto lui; non sono tanto pigra, se ci sono da fare le cose le faccio, poi ovviamente ho anch’io i miei momenti in cui mi voglio riposare, sono pigra il giusto dai.

  • Anche tu non ti dedichi molto allo studio per via degli impegni con la pallavolo, raccontaci cosa fai però.

Studio “Ingegneria Energetica”, è la stessa facoltà che frequenta mia sorella più grande, quindi sono abbastanza agevolata perché lei avendo già studiato quello che sto facendo io mi può aiutare. Ho poco tempo e mi organizzo tanto le giornate, se ho due ore libere studio; tendenzialmente cerco di organizzare la giornata al meglio per cercare di essere il più produttiva possibile nei momenti in cui non sono in palestra.

  • Com’è nata la tua nuova passione per la creazione di video?

Seguo tante persone su YouTube e ogni tanto mi capita di vedere dei video che sono fatti veramente benissimo e mi piacciono molto. Tutto è partito perché un giorno con delle amiche ho fatto una sorpresa a una mia amica che compiva gli anni e ho documentato tutta la giornata con un video che era molto bello. Ora ho fatto un video per la trasferta di Olbia che sapevo sarebbe stata divertente e lunga, anche per far vedere un po’ com’è la situazione dal punto di vista delle giocatrici e secondo me è uscito qualcosa di carino, una cosa diversa.

  • Ha avuto successo?

Sì molto e ne sono rimasta sorprese perché pensavo lo vedessero meno persone; sono contenta perché tra l’altro è uscito anche un articolo, quindi mi ha fatto molto piacere.

  • Cosa ti piace di più della pallavolo e cosa invece non ti piace proprio?

Quello che mi piace di più è il fatto di essere uno sport di squadra perchè inevitabilmente si vengono a creare dei legami belli e importanti e infatti le mie migliori amiche le ho conosciute giocando a pallavolo. Questo penso sia l’aspetto più bello perché viviamo tante esperienze assieme ed è una parte importante, assumono una valenza diversa rispetto al viverle individualmente. Quello che mi meno non saprei dire perché è la mia passione e il mio divertimento, quindi mi piace praticamente tutto, poi sicuramente ci sono aspetti positivi e negativi ma non c’è qualcosa che odio fare.

  • Sei carica per questi play-off?

Sono carichissima, è la prima volta che faccio i playoff essendo in serie A; l’anno scorso ci siamo andate vicinissime e a causa del Covid ci siamo dovute bloccare. Credo sarà un’esperienza bellissima da mettere nel bagaglio delle esperienze, spero vada bene e di andare avanti il più possibile.

L’intervista social a Chiara Poggi

  • Quando e come hai iniziato a fare pallavolo?

Ho iniziato a giocare a pallavolo più o meno a 7 anni, un po’ per caso perché avevo provato diversi sport con una mia amica per decidere quello che ci sarebbe piaciuto di più e avevamo optato per il nuoto, invece quando stavamo per iscriverci la mia amica ha voluto provare anche la pallavolo e da lì io non ho più smesso.

  • Quando hai iniziato a capire che la tua passione sarebbe potuta diventare un vero e proprio lavoro?

Fare della propria passione un lavoro è un sogno e ho capito che la pallavolo era più di un semplice hobby quando ho iniziato a fare i primi sacrifici, ad esempio saltare le gite scolastiche o le serate con gli amici perché il giorno dopo c’era la partita e però non ne sentivo il peso quando invece le altre persone non capivano perché lo facessi. Quindi da lì ho capito che sarebbe potuto diventare qualcosa di più e infatti sono contenta di essere arrivata a questo punto e sono pronta a puntare ad obiettivi ancora più grandi.

  • Com’è giocare in serie A per la squadra della propria città?

Sicuramente un onore e una responsabilità perché sei davanti al pubblico della tua città e a tutte le persone che bene o male ti conoscono perché Ravenna comunque è una città piccola. È bellissimo perché il pubblico ti dà ancora più calore e poi in una città con una storia pallavolistica come Ravenna è inevitabile, quindi è sicuramente molto bello e stimolante e ne sono contenta.

  • Ti piacerebbe fare esperienze anche lontano da casa?

Sicuramente è un’esperienza che voglio fare per arricchire il mio bagaglio di esperienza e soprattutto per un percorso di crescita e di indipendenza che si può fare solo allontanandosi da casa.

  • Spesso ti capita di entrare in campo a partita in corso e alcuni tifosi ci hanno scritto che ti ammirano perché ti fai trovare sempre pronta, è difficile questo ruolo?

Intanto grazie del complimento, sicuramente la squadra è composta da 13 giocatrici e quello che si vede in partita è soltanto un piccolo risultato di un lavoro immenso che c’è durante la settimana e ognuna di noi si preparare per dare il proprio contributo alla squadra. Gli spettatori vedono le ragazze che giocano di più e quelle che giocano meno, ma ognuna di noi prima di approdare qui ha comunque avuto un trascorso da titolare seppur a livello inferiore o anche allo stesso livello, ognuna di noi è sicuramente pronta a dare il proprio contributo in campo. Sicuramente è difficile in certi casi perché di solito quando si ricorre ai cambi è un momento un po’ complicato della partita, però in generale è quello per cui lavoriamo ogni giorno.

  • Stai riprendo ora gli allenamenti dopo quasi tre settimane a causa di un infortunio alla caviglia. Come hai vissuto doverti fermare proprio in questo periodo di partite particolarmente importanti?

Ovviamente non l’ho presa bene, ho subito un infortunio fortunatamente non troppo grave, sono fuori da due settimane e mezzo e sto rientrando ora, oggi ho fatto un quasi allenamento. Sicuramente è stato difficile fermarsi nel momento più bello in cui ogni partita è importantissima e in cui stavano iniziando ad arrivare i risultati migliori (avevamo vinto due bellissime partite). Sono contenta, però, che la squadra abbia continuato sul trend positivo che avevamo intrapreso e spero già da domenica di poter dare di nuovo il mio contributo per la squadra.

  • Un altro fan ti chiede com’è stato giocare con una campionessa come Lucia Bacchi e com’è invece dividere il campo con giovani promesse come Rebecca Piva?

Giocare con Lucia Bacchi è stato un onore e un grande piacere perché è una persona fantastica e poi è stato proprio bello anche solo guardarla in campo perché anche nei momenti in cui non faceva concretamente qualcosa con un’azione o addirittura era in panchina il suo spirito da leader ha sempre dato una spinta alla squadra. È stato anche un elemento di grande crescita per noi giovani perché era sempre pronta a darci un consiglio e a spronarci a fare qualcosa in più. Anno scorso eravamo in tre al primo anno in serie A e in più eravamo in generale una squadra molto giovane e lei ci ha sempre aiutato tanto. Per quanto riguarda Rebecca è sicuramente una campionessa del futuro, io sarò sempre una sua fan. Ci conosciamo da tantissimo perché essendo entrambe dell’Emilia Romagna ci conosciamo dai tempi delle giovanili in cui abbiamo giocato come avversarie e abbiamo fatto le selezioni regionali insieme. Abbiamo una bella sintonia in campo proprio a livello di tempo e di gioco, quindi mi gasa tantissimo giocare con lei e mi dà molta soddisfazione e anche come amica fuori dal campo mi ci trovo molto bene.

  • Come hai scelto il tuo numero di maglia?

In realtà è una storia un po’ banale perché essendo nata il giorno 27 sin da piccola ho scelto il 2 o il 7 e nelle squadre degli ultimi anni il 2 è un numero che ho trovato sempre libero.

  • Qual è il ruolo che consideri più bello da ricoprire?

Sicuramente il palleggiatore è un ruolo che mi piace tantissimo e che mi stimola ad andare ogni giorno in palestra per fare sempre di più perché è uno dei ruoli principali, tocca tutti i palloni e decide un po’ le sorti della partita. Se non facessi il palleggiatore mi piacerebbe fare la banda perché è il ruolo più completo, attacca tanti palloni, riceve, difende, fa un po’ tutto, quindi anche questo è un ruolo molto bello, però non farei cambio.

  • Anno scorso hai concluso le scuole superiori con la DAD, adesso invece hai iniziato l’università in DAD. È stata più dura anno scorso on la maturità o quest’anno con l’inizio di un percorso a te nuovo?

Anno scorso è stata un po’ una difficoltà generale perché oltre l’interruzione della scuola da un giorno all’altro, sono stati interrotti anche la stagione sportiva che stava andando molto bene e tutti i contatti con le persone per un qualcosa che non si conosceva bene. Per questi motivi ho trovato molto più difficile l’anno scorso, soprattutto perché ho trovato difficoltà nell’organizzarmi nello studio, Poi piano piano verso maggio ho avuto la possibilità di studiare insieme ad una mia amica e quindi ci siamo un po’ riprese e fortunatamente l’orale della maturità l’abbiamo dato in presenza, cosa inaspettata e positiva. Per quanto riguarda l’università al momento l’ho vissuta solo in DAD quindi non posso dire più di tanto, però sono contenta e spero che questa situazione si risolva al più presto, non tanto per l’università ma per tutto quello che comporta.

  • Cosa stai studiando?

Sto studiando per diventare tecnico di radiologia; è una cosa che volevo fare da tempo e sono contenta di essere riuscita ad entrare e di poter studiare quello che mi piace. Riesco anche a conciliarlo abbastanza bene con la pallavolo.

  • Come è nato l’interesse per questa materia

Questo interesse è nato perché quando ero piccola sono stata spesso nel reparto di radiologia per qualche problema che ho avuto e che poi fortunatamente ha avuto un epilogo positivo. In generale mi interessa il campo medico e quindi era un buon compresso fra le mie esperienze e i miei interessi.

  • Nel tempo libero cosa ti piace fare?

Prima della situazione del Covid, nel poco tempo che mi restava dopo gli allenamenti e lo studio, vedevo molto volentieri i miei amici, adesso invece mi riposo per recuperare le energie, ogni tanto leggo e passo del tempo con mia sorella. Comunque ora con gli allenamenti le giornate passano molto più velocemente rispetto al primo lockdown in cui non sapevo cosa fare.

  • Ti piace viaggiare?

Sì mi piace. Ho visitato diverse città europee. Mi piace molto visitare nuovi posti con la mia famiglia e con i miei amici perché viaggiare arricchisce molto; però non sono una di quelle persone che starebbero sempre in viaggio, di quelle che vivono alla giornata prenotando un volo all’ultimo.

  • Qual è la prossima meta che ti piacerebbe visitare?

Mi piacerebbe andare a Madrid perché è l’unica città di quelle principali della Spagna che non ho mai visitato e poi vorrei poter visitare bene Roma.

  • Raccontaci qualche aneddoto delle trasferte con la squadra…

Le trasferte sono tutte un aneddoto, accompagnate sempre dal disagio e dovrebbero essere raccontate tutte. Forse la cosa che fa più ridere noi, soprattutto me e Beatrice, la mia compagna di stanza, è che quando ci danno le chiavi dell’albergo è sicuro che noi siamo o nella depandance o in un corridoio lontanissimo dalle stanze delle altre, questo è un classico. In generale, comunque, le trasferte sono delle esperienze che fanno parte del gioco e anche se sul momento sono un po’ pesanti (ad esempio per andare a Soverato siamo state in pullman 15 ore e quando siamo arrivate diluviava) alla fine uniscono molto il gruppo e quindi sono esperienze belle.

  • La tua compagna di stanza Beatrice ti chiede di raccontare tre scene simpatiche: cimici, tv e sei contro sei…

Sei contro sei è un disagio quotidiano perché tutte le volte che lo facciamo ci guardiamo negli occhi dicendo “oggi è il nostro giorno” (risata). Per quanto riguarda la tv eravamo a Soverato e la tv non funzionava, non capendo il motivo abbiamo chiamato la ragazza della reception; lei ci ha dato una tv che era più piccola di un tablet e l’ha messa lontanissimo dal letto, quindi non vedevamo niente, però non ci sembrava carino dirle di riportarla via e così alla fine abbiamo risolto semplicemente cambiando la spina a cui era collegata la prima tv. L’episodio delle cimici, invece, è successo quando siamo andate in trasferta in due città vicino a Udine e siamo state tutte e due le volte nello stesso albergo. La prima volta è stata in autunno e c’erano un sacco di cimici in tutta la stanza e io ho una fobia per gli insetti, quindi abbiamo dovuto chiamare i rinforzi delle nostre compagne per togliere le cimici, ma quando abbiamo aperto la finestra per buttarle la cornice era completamente ricoperta di altre cimici. La seconda volta che siamo tornate era primavere e quindi abbiamo pensato che dopo l’inverno non ci sarebbero più state, invece era ancora peggio, un incubo (risata).

  • Spiegaci da dove nascono i tuoi soprannomi sexy e spina…

Spina è quello che avevo nelle giovanili ed ora è andato un po’ scemando. È nato quando avevo 11 anni perché al primo allenamento della squadra, quando avevano selezionato quelle un po’ più brave, prima di andarci ero molto agitata e siccome i miei nonni non sapevano come tenermi buona siamo andati a fare un giro in bici e durante il tragitto qualcosa attaccato al manubrio si è impigliato nella spina di un rovo e ci sono caduta completamente dentro. Perciò sono andata all’allenamento con le gambe e le braccia graffiate dalle spine e da lì il mio allenatore dell’epoca mi ha chiamato spina e per tutte le giovanili è rimasto. Per il soprannome sexy invece devo ringraziare il nostro opposto dell’anno scorso Manfredini che vedendomi con gli occhiali perché non avevo le lenti pronte e completamente afona per l’influenza, lei mi ha detto “sei molto sexy oggi” e da lì è nato il soprannome.

  • Quali sono i ricordi più belli con la pallavolo?

Tutte le giovanili, ogni tanto mi capita di rivedere delle foto delle finali e ognuna è un bellissimo ricordo. Tutte le finali, che siano di un torneo o delle regionali, le ho nel cuore e anche i percorsi con le selezioni provinciali e regionali perché sono esperienze che danno molta soddisfazione. Un’altra esperienza che porterò sempre nel cuore è il primo anno di serie A (anno scorso), in particolare quando ho fatto l’esordio da titolare per sostituire una compagna infortunata, giocavamo in casa e il pubblico mi ha sostenuto dall’inizio alla fine della partita; tra l’altro abbiamo vinto una bellissima partita al tie break, quindi quello è un ricordo emozionante che non dimenticherò facilmente.

  • La prossima volta intervisteremo Rebecca, come la introduciamo?

Potete farle qualche domanda sulla sua mano e sul suo polso soprattutto quando va in battuta (risata).

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Ormai sei a Ravenna da due settimane, come hai trovato la città?

“È una bella città e c’è spesso bel tempo, quindi è anche più godibile. Mi piace il fatto che non sia né troppo piccola né troppo grande, ma in generale mi piace l’Italia e mi sta piacendo molto passare del tempo qui”.

Hai avuto modo di visitare altre città?

“Sono stata a Venezia in un giorno di riposo ed è stato molto bello. Anche lì, come qui a Ravenna, ho potuto apprezzare molto il valore storico che hanno le città italiane”.

Come va con la squadra?

“Sto trovando un gruppo di grande talento, sia per quanto riguarda lo staff che le compagne di squadra. Ci sono giocatrici molto forti e questo dimostra come campionato italiano di pallavolo, anche in A2, sia uno dei migliori al mondo. Il fatto di vedere tante ragazze giovani e di talento mi fa pensare che in questa palestra ci sia un po’ di futuro di questo sport e, anche per la grande passione che vedo, sono molto grata di poter far parte di questo gruppo”.

L’esordio ai playoff si avvicina, sei carica?

“Sono molto carica e credo che i playoff siano il momento più divertente in tutti gli sport, perché c’è la possibilità di vincere un titolo e lottare per qualcosa di più grande di una partita di stagione regolare. Penso che questa squadra sia carica e affamata per affrontare una battaglia. Il fatto che noi non abbiamo nulla da perdere può essere davvero pericoloso per le avversarie”.

Raccontaci un po’ di te, come hai cominciato a giocare a pallavolo?

“Ho cominciato giocando a basket ed ero molto brava, tanto che avrei potuto andare a giocare al College, ma a 12 anni il mio coach mi ha detto che avrei fatto meglio a giocare a pallavolo. Ho fatto un primo provino con la squadra di volley e mi è stato detto di riprovare l’anno dopo, ma anche al secondo tentativo non sono stata presa.

Dopo esser stata tagliata per due volte non volevo provare ancora, ma alla fine l’ho fatto e sono riuscita ad entrare nella squadra della scuola. Da lì in poi mi sono innamorata di questo sport più che del basket e la cosa mi ha sorpreso. Sono partita dalla squadra di livello più basso della mia scuola, ma ho lavorato sodo e i risultati sono arrivati abbastanza velocemente, così ho cominciato a ricevere offerte dai College. Sono stata due anni a Wisconsin-Madison, ma poi ho deciso di trasferirmi a North Carolina dove, da centrale, ho anche vinto un campionato.

Dopo il College sono stata in Repubblica Ceca dove ho giocato un’ottima stagione e a quel punto sono andata nella miglior squadra Svizzera. Eravamo primi in campionato, ma poi il Coronavirus ha bloccato tutto. Quest’anno ero nuovamente in Svizzera dove ho vinto la coppa, ma alla fine essere qui in Italia è davvero una grande opportunità, anche se solo per qualche settimana”.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera fino ad ora?

“Quand’ero a Wisconsin non giocavo perché non ero considerata abbastanza forte e per questo mi sono trasferita a North Carolina. Nel mio anno da Senior abbiamo incontrato proprio Wisconsin durante la stagione: loro era imbattuti e secondi nella graduatoria nazionale, e li abbiamo battuti

In quella partita sono stata la miglior marcatrice e ho avuto la maggior efficienza in attacco, e probabilmente è questo il momento che ricordo con più soddisfazione. Vincere la coppa in Svizzera è stato bello, ma in questa storia c’era qualcosa in più perché è stata una bella rivincita”.

Com’è stato il cambio ruolo da centrale a opposto?

“In verità si è trattato di un doppio switch, perché prima sono passata da attaccante a centrale, poi sono tornata a fare l’opposto. Giocare centrale è molto divertente, ma non mi è mai piaciuto dover uscire dal campo durante la rotazione. La cosa che mi piaceva di più era essere coinvolta a muro in ogni tocco. In generale si tratta di due ruoli molto diversi sorpattutto dal punto di vista mentale e fare il centrale mi ha insegnato molto a proposito dell’importanza del lavoro delle mie compagne di squadra”.

Al di là della pallavolo, quali sono i tuoi hobby?

“Ho un cane che si chiama Peanut e in generale amo i cani e vorrei fare la veterinaria in futuro. Mi piace suonare la chitarra e dare sfogo al mio lato artistico anche disegnando. Mi piacciono le lingue, ho studiato un po’ di tedesco, il ceco, quando ero lì a giocare, e anche l’italiano al College”.

Qual è il sogno della tua vita?

“Voglio distinguere il mio sogno nella pallavolo da quello nella vita. Per quanto riguarda il volley il mio sogno è sempre stato quello di giocare in Italia al massimo livello. Anche giocare alle Olimpiadi sarebbe bello, ma forse ormai è tardi per realizzare questo obiettivo. Nella mia vita vorrei aprire una pensione per cani e gatti abbandonati e prendermi cura di loro: Peanut è fantastico e mi ha dato tanto, quindi vorrei restituire qualcosa al mondo degli animali”.

L’intervista social a Laura Grigolo

  • Raccontaci un po’ la tua storia con la pallavolo?

Ho iniziato a giocare all’età di 10 anni per puro caso, avevo fatto tre anni di nuoto ma mi ero stufata e quindi con una delle mie migliori amiche avevamo deciso di iniziare a giocare a pallavolo. Da lì è nata la passione, non ho più smesso ed è poi diventato il mio lavoro.

  • Se non facessi la schiacciatrice quale altro ruolo ti piacerebbe ricoprire?

Secondo me la schiacciatrice è il ruolo più bello, perché è quello un po’ più completo, puoi fare tutti i fondamentali ed è un po’ il punto di riferimento nella squadra, perciò mi piace molto. Se non avessi questo ruolo forse mi piacerebbe fare il libero perché è più particolare; il palleggiatore deve farsi km per il campo oppure il centrale secondo me è un ruolo un po’ sfigato e non mi ci vedo. In realtà, però, ho iniziato proprio come centrale perché ero la più alta del gruppo e quindi mi avevano messo al centro della rete, poi fortunatamente ho sviluppato altre doti tecniche e quindi mi hanno cambiato di ruolo.

  • In futuro ti piacerebbe fare il capitano della squadra?

Sì, mi piacerebbe per mettermi in discussione in una cosa che non ho mai fatto, l’ho fatto nelle giovanili i primi anni. Credo che sia un ruolo importante e difficile da portare avanti, ci vuole molta responsabilità. Penso che dal punto di vista della crescita personale sia un bel traguardo da raggiungere.

  • Hai cambiato molte città per la pallavolo, come vivi il cambiare spesso città?

Sono uscita di casa relativamente tardi, ho preferito finire la scuola nel mio paese d’origine e dopo la maturità mi sono allontanata. La prima esperienza ero comunque vicina, a 40 minuti da casa, dopo di ché ho sempre girato. Questo è il mio sesto anno fuori casa, sono stata un anno vicino Milano, un anno ad Orvieto, due anni a Pinerolo e ora qui a Ravenna. Non soffro così tanto la lontananza da casa perché la mia famiglia la sento comunque sempre vicina, mi seguono sempre e so che non mi perdono mai di vista. È vero anche che non credo che mi spingerei mai troppo oltre, cerco comunque di stare sempre entro un certo raggio di distanza.

  • In quali città sei stata e quale ti è rimasta di più nel cuore?

Mi sono trovata veramente bene ad Orvieto perché avevamo legato molto come gruppo e anche al di fuori della palestra avevamo fatto amicizia con dei ragazzi e ragazze del posto e quindi sono riuscita a vivere abbastanza bene la cittadina; anche a Pinerolo mi sono trovata molto bene, avendo trascorso due anni lì (è stata la prima società in cui sono stata per due anni) ho instaurato dei bei rapporti che coltivo tutt’ora. In generale comunque ho bei ricordi di tutti i posti in cui sono stata perché erano piccole realtà ma tranquille, dove si viveva bene.

  • Cosa ti piace di più di Ravenna?

Purtroppo con la situazione Covid non l’ho potuta vivere al 100%, però mi piace la vicinanza al mare, io e le mie compagne l’abbiamo sfruttata molto durante la preparazione, soprattutto nei weekend liberi. Anche il centro è molto carino, mi ricorda un po’ uno stile medievale; si vive bene anche qui perché è una città tranquilla, si respira tanta pallavolo, poi noi siamo in centro, quindi è tutto vicino ed è una grande comodità.

  • Come ti sei trovata con le tue compagne, in un gruppo così giovane?

Molto bene fin da subito, mi hanno fatto tutte un’impressione positiva fin da subito. Il gruppo è giovane ma sono tutte ragazze tranquille, solari, socievoli, quindi in palestra fin dall’inizio c’è stato un clima molto sereno e vivace, c’era molto entusiasmo tipico di un gruppo molto giovane.

  • È stata dura recuperare dall’infortunio? Le tue compagne ti sono state vicine, ti hanno “aiutato nel recuperare”?

Sì, è stata una bella batosta soprattutto perché è successo proprio a un mese dall’inizio della preparazione e alla prima amichevole che facevamo. È stato inaspettato come ogni infortunio, ma nel mio caso ancora di più del solito perché penso non sia mai successo che a un mese dall’inizio della stagione una giocatrice si infortuni in quel modo. Io non sono stata molto fortunata negli ultimi anni dal punto di vista fisico quindi è stata dura, soprattutto dal punto di vista mentale. Al contempo mi ritengo “fortunata” che mi sia capitato quest’anno con questo gruppo perché la squadra mi è stata molto vicina, soprattutto i primi due mesi dove ho avuto anche un altro problema e sono dovuta stare lontana da loro, le ho sentite sempre, mi tenevano aggiornata e mi hanno tenuto su dal punto di vista dello spirito e del morale che è molto importante in queste situazioni.

  • Com’è stato tornare in campo dopo tanti mesi ferma?

C’era tanta emozione e adrenalina, uno dei primi allenamenti mi sono messa a piangere ad un certo punto talmente ero emozionata e contenta. I primi due mesi che sono stata male quasi avevo perso le speranze, non pensavo nemmeno più di tornare a giocare a pallavolo, quindi pensare a quello e poi passare a rivedermi in campo è stato bello, ero contentissima, soprattutto quando ho fatto l’esordio perché un conto era riprendere il ritmo in allenamento un altro essere in campo la domenica in partita. Con la prima partita mi sono un po’ liberata ed è andata bene.

  • Cosa studi all’università?

Studio più o meno, anche i miei genitori potranno confermare (risata). Frequento a Venezia il corso di laurea “Servizio sociale”, quindi niente a che vedere con lo sport, mi porterà a diventare assistente sociale; mi piace molto il settore del sociale. Durante il campionato faccio fatica a portare avanti lo studio in maniera regolare e costante, quindi concentro le mie energie per l’università soprattutto durante la sessione estiva quando finisce il campionato e torno a casa, perché sono un po’ più tranquilla e posso dedicarmi solo a quello.

  • Qualcuno ti sta salutando da San Giovanni in Marignano e scrive “Che partita quel primo maggio 2018”…

Sì, quella è stata una partita bellissima, davvero emozionante, è uno tra i ricordi più impressi nella mia mente perché eravamo ai playoff contro Rimini ed è stata una bella battaglia, una di quelle partite che non dimentichi.

  • Segui la pallavolo anche da spettatrice?

Sì, sia maschile che femminile, guardo sempre le partite il sabato e la domenica; cerco anche di imparare perché fin da piccola, quando ho iniziato a giocare a pallavolo, i miei allenatori ricordo che mi dicevano che era molto importante guardare le partite, che si imparava tanto anche così, quindi lo faccio e mi piace.

  • Segui altri sport?

In realtà non tanto, se mi capita guardo qualcosa di basket o tennis, però mi sono resa conto che ho un amore folle solo per la pallavolo.

  • Sei un’appassionata di serie tv, quali consigli ai nostri tifosi?

Appassionata no dai perché altrimenti sembro ossessionata, diciamo che il tempo che dedico alle serie tv sicuramente potrei impegnarlo nello studio, questo sì; comunque io consiglio “Le regole del delitto perfetto”, “La casa di carta”, “Prison back”, queste sono quelle un po’ più gettonate e famose.

  • Ti piace fare shopping?

Sì, online. Da qualche anno lo faccio molto di più online e mi trovo bene. Sono un po’ pigra e quindi diciamo che è più facile stando sul divano con il telefono in mano comprare, poi tante volte sbaglio le taglie e ridò indietro i capi, i corrieri mi conoscono ormai (risata).

  • Una tua compagna di squadra dice di farci sentire uno dei tuoi soliti dialoghi con i vari muscoli e infortuni…

Non li farò sentire (risata), posso solamente dire che siccome gli ultimi due anni non sono stata molto fortunata a livello di infortuni, ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a parlargli; quest’anno mi sono affezionata molto al ginocchio e quindi durante l’allenamento gli dico di fare il bravo e di non lamentarsi troppo oppure anno scorso parlavo al quadricipite. Cerco un po’ di sdrammatizzare e di aiutarmi da quel punto di vista perché quando non si sta tanto bene non è facile e quindi cerco di prenderla così.

  • Rebecca ti chiede come impieghi il tuo tempo libero oltre che dormendo?

Sì, per chi mi conosce bene sa che sono un po’ dormigliona perché quando ho del tempo per riposarmi lo sfrutto per dormire, soprattutto è sacro il riposino post pranzo, per me è qualcosa di intoccabile anche perché dopo pranzo non riuscirei a impiegare il tempo che ho a disposizione prima di allenamento per fare altro e poi mi si spegne proprio il cervello, quindi cosa resta da fare se non riposare (risata)…

  • Julia ti chiama “Biondo timido”, come mai?

Ha creato questo soprannome perché ho avuto un brutto episodio con un parrucchiere: ero andata a fare una tinta perché volevo schiarire i capelli però con il parrucchiere non ci siamo capiti bene sull’effetto che volevo ottenere e quindi mi ha fatto delle schiariture ma solo sotto e di conseguenza si vedevano solo se spostavo i capelli. Da questo episodio Julia mi chiama biondo timido perché non si vedeva quasi nulla della schiaritura che volevo, era un po’ imbarazzante, poi per fortuna ho rimediato.

  • Chi sono invece i Gregorini?

Sono i mei piedi. Questo soprannome è stato dato ad Orvieto dal mio capitano Alice Santini perché i miei piedi sono piccoli rispetto alla mia altezza, porto un 40 di scarpe normali mentre in genere le mie compagne hanno almeno un 42. Questo particolare si nota subito e siccome con il mio cognome a volte mi chiamavano Gregory è nato Gregorini; poi ogni anno quando vado in squadre diverse e notano questo dettaglio dei piedi, racconto la storia e tutti si affezionano al nome. In generale comunque sono un po’ sproporzionata, mani e piedi sono piccoli.

  • Qual è il ricordo più bello con la pallavolo fino ad ora?

Mi porto dietro tanti bei ricordi delle giovanili a San Donà, soprattutto le finali nazionali dove abbiamo vinto una medaglia d’argento e una di bronzo; è un percorso che mi ha fatto crescere tanto. Penso che gli anni delle giovanili siano quelli migliori, che ti formano poi per proseguire la carriera.

  • Come ti vedi tra dieci anni?

Quando avrò 35 anni spero di poter giocare ancora a pallavolo fisico permettendo, continuerò a parlare con il mio fisico e poi mi piacerebbe avere una famiglia mia, dei figli e se non dovessi continuare con la pallavolo mi piacerebbe trovare un lavoro nell’ambito per cui sto studiando.

L’intervista social a Beatrice Giovanna

  • Raccontaci il tuo percorso con la pallavolo

Ho iniziato a giocare a pallavolo all’età di 5/6 anni, non esisteva ancora la palla rilanciata e perciò giocavo con le mie compagne più grandi giusto per iniziare a conoscere questo sport. Successivamente nella società dove andavo, Omegna pallavolo, hanno iniziato a istituire la palla rilanciata e altri corsi e così ho iniziato il mio vero percorso con il volley; ho fatto tutte le giovanili lì durante le quali sono stata convocata nelle varie selezioni provinciali e regionali, poi due anni fa sono andata a giocare a Romagnano, l’anno scorso a Piacenza e quest’anno a Ravenna.

  • Quando hai capito che la pallavolo sarebbe potuta diventare qualcosa di più serio che una semplice passione?

Non penso esista un momento preciso, già da piccola sognavo di diventare una pallavolista. Sono molto felice che il mio lavoro sia questo e che mi possa dedicare a tempo pieno alla mia passione, è un sogno che si è realizzato.

  • Perché hai scelto il 17 come numero di maglia?

Perché quando iniziai ero la più piccola di età, le altre scelsero per prima ed avanzarono il 17 e il 18 e senza ombra di dubbio presi il 17; dopo di che mi ha sempre portato fortuna e quindi guai a cambiarlo ora.

  • È il tuo secondo anno fuori casa, ti piace questo tipo di esperienza in altre città?

Come in ogni cosa ci sono i pro e i contro, sicuramente mi piace e non cambierei mai scelta. È una bellissima esperienza, che bisogna sfruttare soprattutto a quest’età perché i treni non passano troppe volte. Per quanto riguarda i contro invece, c’è lo stare lontano da casa, non poter vivere a pieno certe relazioni, con i familiari, il moroso, le amiche e dover rinunciare a tante cose.

  • Ti è piaciuta Piacenza?

Sì, anche se ad essere sincera preferisco Ravenna. L’esperienza a Piacenza è stata importante così come quella a Romagnano, entrambe mi hanno dato l’opportunità di conoscere tantissime altre persone con cui tutt’ora ho un bellissimo rapporto di amicizia.

  • E di Ravenna cosa ti piace?

Mi piace il centro storico e tantissimo il mare, quando è possibile mi piace andarci e prendere il sole. In generale la trovo molto carina come città.

  • Come ti trovi con le nuove compagne di squadra?

Sono riuscita a legare subito con loro, sono tutte molto gentili e simpatiche.

  • Racconta cos’è successo all’inizio con il tuo nome e cognome..

All’inizio dell’anno pensavano che fossi io la straniera del gruppo perché avevano visto il mio nome su Instagram “gitrice_bevanna”, invece è solo il mio nome Beatrice Giovanna storpiato. Ancora oggi si scherza un po’ sulla storia del nome (risata)…

  • Ti sei laureata a dicembre, raccontaci cos’hai studiato e perché?

Ho studiato “Scienze Biologiche”, inizialmente volevo fare “Infermieristica” poi invece ho cambiato idea e mi sono buttata su questo corso perché mi sarebbe piaciuto poi approfondire un po’ l’ambito della biologia e l’ambito sanitario. Al momento non sto facendo la magistrale perché non ho le idee chiare, sto guardando qualche master, in particolare uno molto interessante che mi piacerebbe frequentare in un futuro prossimo è “Management della sanità”.

  • L’interesse per l’ambito sanitario da dove è nato?

Probabilmente è nato un po’ dai miei genitori che sono entrambi infermieri.

  • Ti piacciono altri sport oltre la pallavolo?

Sì, mi piace molto il tennis, nonostante io prediliga gli sport di squadra e il calcio, lo seguo abbastanza però in realtà mi piace più praticarlo che seguirlo. Quand’ero piccola giocavo a calcio tutti i giorni nel giardino di casa con mio fratello, eravamo tutte e due molto competitivi, perciò mio papà faceva l’arbitro, però devo dire che cercava di stare più dalla mia parte (risata)…

  • Qual è il tuo cartone preferito?

Pippi Calzelunghe, lo adoro, l’avrò guardato mille volte e so tutte le canzoncine.

  • Serie tv preferita?

Mi piace tantissimo “Le regole del delitto perfetto”. È un genere triller/giudiziario, penso sia molto accattivante e appassionante come serie tv e poi trovo che la protagonista, Viola Davis, sia fantastica, guardatela tutti mi raccomando!

  • Rachele, la volta scorsa, ha detto che sai cantare bene, è vero?

No, purtroppo penso di avere un problema con la musica, siamo due mondi paralleli che non si incontreranno mai. Sono molto stonata ma non mi interessa molto e infatti canto comunque e vengo presa in giro dalle mie compagne, perché non solo non sono intonata ma tante volte non conosco le parole e le invento (risata)…

  • Qual è il genere o cantante che ascolti di solito?

Principalmente canzoni italiane in modo da poter cantare a squarciagola. Ascolto molto le canzoni di Alessandra Amoroso, Emma Marrone e Laura Pausini.

  • Qualcuno scrive che sei anche cantautrice…

Sì, sono anche una cantautrice, ogni tanto scrivo qualcosa (risata)…

  • Guardi “Amici”

Sì e mi piace commentare le varie esibizioni con altre due mie compagne che lo guardano.

  • La tua super compagna di stanza (Chiara Poggi) ti chiede di parlare di lei…

Chiara è una persona squisita, condividiamo il posto nello spogliatoio, siamo insieme in stanza in hotel in trasferta ed è lei quella che si occupa delle chiavi perché se ci pensassi io sarebbero più le volte che rimangono dentro la camera, quindi per fortuna c’è lei. È sempre molto simpatica e disponibile.

  • Tu coccoli molto le tue coinquiline con le torte, raccontaci un po’…

Ultimamente è nata questa passione di cucinare torte e allora mi piace viziare un po’ Sara e Stefania facendo qualche dolce per loro. Ogni tanto mi piacerebbe fare anche qualche sorpresa e far trovare la torta già pronta, ma Stefania è capace di rovinarle perché le scopre subito.

  • Che torte fai di solito?

Mi piace seguire le ricette di Ludovica (Guidi), la settimana scorsa invece ho provato la ricetta del tiramisù di mia mamma che è riuscito buono ma non è mai come quello della mamma…

  • Ti piace viaggiare?

Sì, mi piace molto viaggiare e appena sarà possibile mi piacerebbe riprendere a farlo. Gli ultimi viaggi che ho fatto sono stati alle Cinque Terre quest’estate con il mio moroso e a Livigno con una mia amica.

  • Qual è una meta che vorresti visitare?

Mi piacerebbe visitare la Puglia e, soprattutto, la Sicilia, perché mia sorella c’è stata per tre estati di fila ed è tornata sempre meravigliata.

  • Quando torni a casa tua invece cosa ti piace fare?

Ho la fortuna di abitare in un posto bellissimo, c’ è anche il lago, quindi mi piace tantissimo andare a passeggiare in montagna con le mie amiche, che erano anche mie compagne di pallavolo. Ho davvero una grande fortuna nell’abitare immersa in panorami così belli.

  • Qual è il ricordo più bello con la pallavolo?

Sicuramente la finale play-off che ho disputato due anni fa giocando con il Romagnano per la promozione dalla serie B2 alla B1. È stato veramente emozionante perché c’era il palazzetto colmo; è stata una bellissima esperienza arrivare lì dopo un anno molto tosto e giocare la finale. Poi ho un bel ricordo anche dello stage che ho fatto con la nazionale nel 2013.

  • Cosa ti auguri per il futuro?

Per il futuro mi auguro di riuscire a realizzarmi in qualunque strada io decida di intraprendere; non sono bene che cosa sarà del mio futuro spero soltanto di realizzarmi.

L’intervista social a Rachele Morello

Quando e come hai iniziato a fare pallavolo?

Ho iniziato all’età di cinque anni, però la passione è nata ancora prima perché mia mamma e mia zia giocavano a pallavolo; il sabato sera era appuntamento fisso per andare a vedere la partita e mi piaceva soprattutto andare negli spogliatoi con le ragazze.

Ti sei trasferita molto presto per inseguire la tua passione per la pallavolo, come è stato allontanarsi da casa a soli 14 anni?

Ho fatto tutte le giovanili alla Lilliput di Settimo Torinese, poi a 14 anni sono andata via di casa; è stata una decisione importante, penso una delle più importanti perché mi ha fatto capire che era la strada giusta quella che stavo intraprendendo. Sono molto contenta di aver preso coraggio e aver fatto questa scelta perché ovviamente oltre gli aspetti positivi ci sono anche quelli negativi, come allontanarsi da casa, cambiare scuola, città, ripartire da zero senza avere punti di riferimento nelle nuove città in cui ci si sposta; è un po’ complicato, soprattutto sei non sei poi così grande, però rifarei questa scelta perché, come ho detto prima, mi ha fatto capire che era la strada giusta e che volevo continuare così.

Sei anche nella Nazionale italiana, raccontaci un po’ la tua esperienza in Nazionale?

Ho fatto tutte le nazionali giovanili, quindi il torneo delle 8 nazioni, tre europei e tre mondiali. Sono stata molto fortunata a fare tante esperienze con la maglia azzurra, l’emozione è grande perché senti di rappresentare un’intera nazione anche se le giovanili sono meno seguite, ma proprio perché sei giovane è tutto molto raddoppiato. È una bella responsabilità, devo tanto a queste esperienze che ho fatto perché oltre a girare il mondo ho conosciuto anche tante persone. L’emozione più forte rimane comunque quella di indossare la maglia azzurra e cantare l’inno.

Nel 2017 sei stata anche premiata come miglior palleggiatrice del mondo, cosa si prova?

Di quel mondiale lì mi ricordo soprattutto l’esperienza che abbiamo fatto come squadra, abbiamo vinto il mondiale e c’era tanto da festeggiare e il fatto che poi mi abbiamo anche premiato è stato ancora più bello. Per me è stato un premio molto importante perché essendo la pallavolo un gioco di squadra, quando ti viene riconosciuto qualcosa di individuale è una grande emozione.

Ti piacerebbe giocare anche all’estero?

Penso che il campionato italiano sia tra i tre più forti al mondo, quindi dal punto di vista tecnico non abbiamo da invidiare nessuno; sicuramente se ci fosse l’occasione la sfrutterei, però mi piacerebbe continuare a giocare anche in Italia.

In futuro ti piacerebbe ricoprire il ruolo di capitano della squadra?

Sì, è un ruolo che mi è sempre piaciuto. Credo che il ruolo del palleggiatore abbia un po’ già in sé le caratteristiche che deve avere un capitano, quindi sarebbe sottolineare queste caratteristiche e per me sarebbe una gran vittoria personale.

Secondo te quali sono le caratteristiche fondamentali per ricoprire un ruolo di questo tipo?

Secondo me il capitano deve avere caratteristiche positive sia in campo che fuori dal campo: fuori dal campo ha la responsabilità di tenere unito il gruppo e portare avanti la squadra e anche in campo deve dimostrare concretezza, essere un po’ il trascinatore della squadra e portare sempre dalla propria parte le compagne sia nei momenti positivi che negativi.

Come ti trovi con le tue compagne?

Molto bene, sono molto felice del gruppo che si è creato, abbiamo avuto delle difficoltà sul campo ma ci siamo sempre ritrovate nello spogliatoio per ripartire. Secondo me è una cosa importante che ci deve essere in una squadra, è un bel gruppo e il fatto che siamo tutte giovani sicuramente è un valore aggiunto. Da una parte soffriamo la minore esperienza, ma dall’altra la freschezza di noi giovani è sempre una caratteristica importante per una squadra.

Vi piacerebbe come squadra andare fuori Italia per una partita?

Credo che sarebbe un’esperienza molto bella e che nessuno si tirerebbe indietro.

Sei permalosa?

È stata Flavia a fare questa domanda (risata); si scherza su questa cosa perché sono molto competitiva e quindi se perdo o succede qualcosa che va un po’ contro il mio volere diciamo che me la prendo un pochino.

Quest’anno sei venuta per la prima volta a Ravenna, ti piace?

L’avrei voluta vivere molto di più come città, non avevo mai giocato vicino al mare e questa cosa mi entusiasmava molto; ci sono molte cose che si potrebbero fare, anche con la squadra ogni tanto pensiamo che ci sarebbe piaciuto fare qualche uscita in più insieme. È una bellissima città e le persone sono molto ospitali, mi sono trovata bene da subito.

Ti ricordi la prima piadina e i primi cappelletti romagnoli?

Sì, me li ricordo e ho apprezzato molto, in generale sono un’amante del cibo e mi piace scoprire le culture gastronomiche nei posti in cui vado.

Studi all’università, cosa fai?

Studio economia aziendale, ho fatto questa scelta perché sono sempre stata incuriosita dal mondo di mio padre che è un imprenditore e quando tornavo a casa mi raccontava un po’ delle sue esperienze. Sono al secondo anno e in futuro quando terminerò la carriera da pallavolista come atleta la prima cosa che mi viene in mente è che vorrei essere direttore sportivo piuttosto che allenatore.

Come concili lo studio con la pallavolo?

È un po’ impegnativo, credo che come hanno detto anche le mie compagne il segreto sia organizzarsi, bisogna decidere bene come gestire i propri tempi, però è fattibile.

Hai due sorelle più piccole e giocano anche loro a pallavolo, ti chiedono consigli?

Il rapporto che ho con loro è molto speciale, sono tutte due più piccole, siamo molto legate e sono due delle persone che più mi mancano stando lontano da casa perché crescono e magari ogni volta che torno le trovo diverse. I consigli ce li diamo reciprocamente anche in generale, pallavolo, ragazzi, scuola.

Sei fidanzata con un pallavolista, come vi siete conosciuti? Vi confrontate spesso sulle vostre esperienze in campo oppure no?

Ci siamo conosciuti in campo al “Trofeo delle Regioni” che è stata una delle mie prime grandi esperienze che ho fatto fuori dalla mia società, lui giocava nella squadra maschile del Piemonte, dopo un po’ ci siamo risentiti e da lì è partita la nostra storia. Dopo una partita mi piace confrontarmi con lui oppure se un allenamento è andato male ne parliamo, in generale però cerchiamo di discutere di altro. Una cosa è certa, insieme o contro non possiamo giocare perché siamo tutti e due competitivi quindi se giochiamo insieme uno è più scarso dell’altro e se si perde è sempre colpa dell’altro ovviamente, invece se giochiamo contro vogliamo vincere entrambi.

Nel tempo libero cosa fai?

Adoro la musica e mi piace ascoltarla, mi piace uscire con gli amici, il mio fidanzato, cucinare e viaggiare, scoprire nuovi posti o visitare qualche museo.

Dove sei stata e quale meta ti è piaciuta di più?

Viaggi a scopo turistico non ne ho fatti tanti, più che altro con la pallavolo, in particolare con la Nazionale ho avuto la fortuna di visitare posti dall’altra parte del mondo come la Repubblica Dominicana, il Messico, il Brasile… è bello quando ti catapulti in queste realtà, scoprire un po’ come approcciano le persone alla vita, cosa mangiano, cosa fanno… Per piacere personale invece sono stata in Croazia con alcuni miei amici per festeggiare la maturità e mi è piaciuta molto.

Che musica ti piace ascoltare?

Ascolto di tutto, da canzoni vecchissime a più recenti, in particolare mi piace Vasco Rossi e i Pinguini Tattici Nucleari.

Qual è l’emozione più grande legata alla pallavolo?

La vittoria del mondiale nel 2017, più che la finale mi ricorderò sempre la semifinale in cui stavamo vincendo 2-1 contro la Turchia però nel quarto set eravamo sotto 18-24 e invece alla fine siamo riuscite a vincerlo 26-24 facendo un po’ un’impresa, quindi andare in finale è stata una grandissima emozione perché nessuno ci avrebbe mai creduto. È stata una bella prova di squadra.

La prossima intervistata sarà Beatrice Giovanna, cosa ci racconti di lei?

Anche lei è piemontese, siamo le piemontesi della squadra quindi quando torniamo a casa facciamo dei gran viaggi insieme, è una bravissima ragazza e canta benissimo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vorrei continuare a giocare a pallavolo, crescere e migliorare sempre di più, mi piace entrare in palestra ogni giorno e imparare sempre qualcosa di nuovo. Dal punto di vista universitario, invece, vorrei laurearmi nei tempi stabiliti.